Pensiero e politica |
Quando tutti si lasciano trasportare senza riflettere
da ciò che tutti gli altri credono o fanno, coloro che pensano sono
tratti fuori dal loro nascondiglio perché il loro stesso rifiuto
di unirsi alla maggioranza è appariscente e si converte per ciò
stesso in una sorta di azione. In simili situazioni la componente catartica
del pensare (la maieutica di Socrate, che porta in luce le implicazioni
delle opinioni irriflesse e lasciate senza esame, e con ciò le distrugge...)
si rivela, implicitamente, politica. Tale distruzione, infatti, ha un effetto
liberatorio su un’altra facoltà, la facoltà del giudizio,
che non senza ragione si potrebbe definire la più politica fra le
attitudini spirituali dell’uomo.
Hannah Arendt, La vita della mente, Il Mulino, Bologna 1987, p. 288 (citato da Roberto Mancini in Il silenzio via verso la vita, ed. Qiqaion, Bose 2002, p. 119). |