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 372 - SINDONE, PRO E CONTRO

 

CHI C'È ANDATO E CHI NO

 

Non ci sono andato

Alla Sindone non ci sono andato. Certo, è un reperto interessante e misterioso. Tra le tante curiosità, ci si può appassionare anche a questo, sebbene mi dicano che lo si esamina molto meglio nelle foto che nella realtà. Ma le folle chiamate e portate in pellegrinaggio a Torino sono abilmente indotte a pensare che sia una venerabile reliquia proprio del corpo di Gesù sepolto dopo essere stato ucciso sulla croce. La chiesa ufficiale non lo afferma, non lo esclude (e questo è comprensibile), ma, con parole a doppio ascolto possibile, non solo lo lascia pensare, ma abilmente induce proprio a pensarlo. Altrimenti, perché chiamare a vederla tanti, compreso il Papa, in atteggiamento religioso, che non si ha nel vedere icone suggestive come la Cena di Leonardo, o la Pietà di Michelangelo? La Sindone torinese (che non è unica nella storia) è presentata, in realtà, non solo come l'impronta e l'icona molto suggestiva di un uomo crocifisso come Gesù, ma come quel lenzuolo che avvolse Gesù. Non è un po' troppo dire come l'arcivescovo Poletto (udito in voce su Radiouno Rai) che la Sindone è un fatto «rivelatore del mistero dell'Incarnazione»?

E non sarà proprio il carattere tecnologico (la fotografia, il negativo, la inspiegabile proiezione…) a renderla interessante per il popolo? Quasi un Gesù còlto (finalmente!) con i mezzi nostri avanzati, di oggi, miracolosamente anticipati allora! Altro che gli evangeli scritti a fatica su antiche pelli di capra! Chissà.

Enrico

 

Io invece sì

Io invece ci sono andata. Nel percorso ho visto serietà e partecipazione. Non si dice in nessun momento che è la reliquia che è stata a contatto con il corpo di Cristo... anche nel momento di sosta davanti alla Sindone è detta una formula molto sobria il cui contenuto è che la Sindone permette di ripensare alla passione di Gesù.

Sui pellegrini dovremmo forse interrogarci un po' di più: perché questa ricerca di questo tipo di manifestazioni? perché molti ci sono andati pur non credendo che sia una reliquia autentica? perché colpisce comunque che ricordi la morte di Gesù narrata dai vangeli? ecc. Come fa questo tipo di religiosità a convivere con i nostri tempi tecnologici?

Simona

 

Mi sono fatto un giretto…

Durante un giretto in zona sindonica, mi sono fermato in piazza Castello al banchetto di Emergency che raccoglieva firme per l'appello di Gino Strada, quando ancora i tre medici era in mano a Karzai. Ma questi qua della Sindone si fermano a firmare? Ma figurati, sono troppo interessati a un lenzuolo medievale per preoccuparsi di tre esseri viventi privati della libertà e a rischio. Guarda, un gruppo parrocchiale. Ho preso il parroco: «Senta, lei è la guida spirituale di queste persone, gli dica qualcosa su questa vicenda». Non mi ha neanche risposto.

Per secoli hanno fatto credere, in buona e mala fede, all'autenticità. Poi la gente ha cominciato a imparare a leggere e scrivere, persone intelligenti come Pellegrino e Ballestrero hanno smontato il giocattolo, ma l'uso politico-affaristico della sindone sembra non poter essere abbandonato. E allora ecco, di nuovo, la doppia verità. Al popolo imbarcato sui pullman si racconta ancora la stessa storiella, per gli intellettuali c'è una storiella più elevata: l'icona che induce a meditare. Ma allora perché non mettiamo l'icona in un museo dove chiunque voglia essere indotto a meditare lo possa fare ogni giorno e non solo in occasione del grande evento dell'Ostensione?

C'è un silenzio compiacente, da parte delle autorità civili e religiose, su questa ennesima operazione di coltivazione e utilizzo dell'ignoranza. Tutti hanno qualcosa da guadagnarci, nessuno vuole guastare la festa. E così viene lasciato al solo Odifreddi il doveroso (per tutti) ruolo di ricordare le quarantatré sindoni segnalate in Europa negli ultimi otto secoli e deprecare il misfatto dei sanculotti di Besançon, che, bruciando la penultima sindone, hanno bruciato la certezza assoluta che almeno una delle due fosse un artefatto.

Gianfranco

 

I crocifissi di oggi

Un normale fine settimana di code di pellegrini, soprattutto italiani, dalle 7 alle 19,30 (passano almeno 30.000 nel corso di questo orario). Quattro “venditori” di «Scarpe d’tennis» (rivista mensile fatta dai senza fissa dimora italiani) vendono, tra i visitatori del “Sacro lino” che presenta il “crocifisso” di ieri , potenziali acquirenti, capaci di riflettere sul disagio che loro interpretano ed esprimono con questa rivista. Risultato: quattro acquisti a € 2,50 (costo che va per il 50% al venditore) tra i visitatori del crocifisso di ieri, uno per venditore. Motivi: li lascio a voi da esprimere.

Forse i “crocifissi” di oggi (soprattutto quelli di casa nostra, ben riconoscibili) non sono l’immagine di Cristo? Non è bene che riflettiamo se, ancora una volta, la proposta religiosa, della Sindone in questo caso, non ci allontana dalla vita reale, difficile, dei fratelli “poveri” che cercano di sollevarsi dalla polvere in cui sono ributtati ogni giorno con le nostre chiusure?

Fredo Olivero

 

Non possiamo barare

Fermo restando che si può analizzare dai vari punti di vista (sociologico, psicologico e così via) il fenomeno religioso-popolare della "visita" alla Sindone con tutti gli annessi e connessi, va ribadito che il tessuto sindonico è medievale (tra il 1200 e il 1300), come datato senza alcuna ombra di dubbio da tre laboratori diversi, in completo cieco: sono stati inviati 4 pezzi di lino, e gli analisti non sapevano quale era quello sindonico; guarda caso, gli altri tre li hanno perfettamente datati (si sapeva della loro età per altra via, non attraverso il metodo del radio-carbonio). È intellettualmente disonesto continuare a barare, lasciando intendere che forse si sono sbagliati, o peggio ancora che l'analisi è stata condotta in perfetta malafede per suffragare l'origine medievale.

Se c'è qualcuno che bara o ha barato, non sono gli operatori dei tre laboratori. Perché continuare a credere o far credere in questi miti, fra l'altro senza alcun vantaggio per la fede e il messaggio evangelico? Significa fra l'altro non tener conto dell'illuminismo, né del metodo storico-critico, né di basilari teorie scientifiche. Vogliamo mantenere la fede-religione nell'ambito del mitologico, della leggenda e della favola (anche se può a volte apparire bella e suadente)?

Mauro

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