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società
Un pomeriggio, dopo aver visitato il nuovo Centre d’Art et de Culture Dar Cherif a Sidi Jmour in compagnia di una giovane e bella amica italiana che conosce bene l’isola, frequentandola da anni nelle zone non turistiche, abbiamo deciso, vista la giornata assolata, di fare un bagno nel mare lì vicino. In spiaggia, ad una cinquantina di metri da noi e la nostra vettura, si ferma un gruppo di soli giovani uomini del luogo in festa. Non nascondiamo un certo timore dettato da quanto normalmente si legge sul comportamento dell’uomo arabo con la donna. Comunque continuiamo nelle nostre quattro bracciate. Le sue in tradizionale nostro bikini. Due di loro lasciano il gruppo per venire verso noi. Con un certo sollievo ascoltiamo le parole d’invito a mangiare con loro in occasione della festa che stanno facendo per uno dei ragazzi che si sposerà in settimana. Una sorta di addio al celibato. Ringraziamo ma, avendo già pranzato, non possiamo accettare l’invito. In macchina abbiamo solo qualche cianfrusaglia auto-accessoristica che regaliamo. Subito ci viene portato un pesce, cotto come si usa lì sotto la brace, che avremmo dovuto mangiare alla sera nel ricordo di quel pomeriggio. Secondo episodio. Dopo il tentativo di visitare la più famosa sinagoga della Tunisia, chiusa per orario, ci troviamo in mezzo ad una cinquantina di ragazzotti che escono da scuola. Hanno all’incirca una quindicina d’anni. Abituati ad essere accolti lungo la strada da bambini festanti per l’insolito spettacolo che la vetturetta sa mettere in scena, avremmo salutato come al solito se non fossimo stati raggiunti da calci, pugni e getto degli zainetti. Non ci restava che scappare più che in fretta. Analoga accoglienza, ma con il lancio di sassi, sarà poi riservata, più avanti, alla “carovana” del tour che normalmente era seguita con interesse e simpatia dai tanti imprevisti ammiratori locali. Di quanto accaduto ho avuto modo di parlarne con amici a Tunisi. Mi è stato raccontato di una giovane donna bionda tunisina che alcuni mesi fa fu colpita alla schiena da un sasso lanciatole in strada. Messasi ad urlare in arabo, soccorsa da passanti le fu chiesto scusa per averla scambiata per straniera. Un po’ come quando si spara su pescatori italiani scambiandoli per clandestini. Non so se da quanto ho riportato si possa trarre in una qualche riflessione. Forse sì. Forse può aiutarci a non dare giudizi avventati e di parte su una realtà via via sempre più complessa. - viaggio insolito in auto terra e targa straniera km x i ragazzi alzano il braccio per salutare ricambio km y i ragazzi alzano il braccio per lanciare pietre scappo km z i ragazzi stanno alzando il braccio non so più cosa fare – Delfino Maria Rosso [Tunisia – settembre 2010]
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