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società
384 - 11 settembre 2001-2011 |
A dieci anni dalla strage delle Torri Gemelle, si deve meditare ancora su alcuni aspetti meno considerati. |
Stragi anche molto più gravi e numerose sono compiute in continuazione nel mondo, o con le armi o con le economie di sfruttamento sistematico e di abbandono (non c'è molta differenza tra gli effetti). La strage dell'11 settembre è ricordata come unica perché è fortemente simbolica, è stata offesa e sfregio spettacolari alla maggiore potenza. Ma il diritto di questa, e le vite dei suoi, non valgono più delle vite comuni, oscure, offese ogni giorno nei loro diritti.
Tutte le vittime della violenza, di qualunque popolo e posizione, hanno infinita dignità; a tutte dobbiamo totale rispetto e impegno, senza fare gerarchie. Unica differenza è che chi muore mentre va per uccidere, muore colpevole. Ma compassione e preghiera sono per tutti, anche per chi degrada la propria umanità. Regna spesso nel mondo l'apparenza falsa. È giusto ricondurla a verità. Non è la «lesa maestà» che misura la gravità del delitto. Il grado di dolore e di pietà, di impegno nella ricostruzione morale, non dipende dal clamore, ma solo dalla sostanza disumana della violenza, e dal dolore causato, spesso inascoltato.
Alcune voci di saggezza, tra cui anche familiari delle vittime, suggerirono subito una risposta intelligente, spirituale, politica, di indagine giudiziaria, a quel crimine diffusamente condannato. Ma il fatto che alla strage sia seguita meccanicamente la violenza della interminabile guerra vendicativa, fu un nuovo fallimento umano e civile, produttivo di dolori e ingiustizie ancora oggi e domani, per tutti. Siamo in tempo a restituire almeno in parte ciò che è dovuto alle vittime, alla verità, alla giustizia e alla pietà, se sappiamo pensare che la vendetta raddoppia il male, se impareremo tanto più a convivere nella giustizia quanto più la giustizia è offesa.
Enrico Peyretti
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