Napolitano non poteva fare di più per offrire un'alternativa credibile al voto affidando il governo a Mario Monti, dopo le dimissioni del Cavaliere. Se la scelta politica non è un azzardo e neppure una decisione ideologica, ma una reale e pensata assunzione di responsabilità, la cosa migliore è attendere e vedere meglio gli obiettivi e i mezzi con cui si ritiene di poterli raggiungere. Ma, come ha scritto argutamente Michele Serra, «prima di aprire il rubinetto dei vostri dubbi … cercate in rete il video Meno male che Silvio c’è … Rivederlo e sentirsi miracolati, guariti dalla peste, redenti dalla dannazione è tutt’uno … Per ogni ministro nominato, fate così: cercate di ricordarvi chi era il predecessore. Vedrete che in nove casi su dieci il passo avanti è stato grandioso. A prescindere» («Repubblica» 18/11). Lo stile è ora improntato a sobrietà e serietà (un ministro dopo il giuramento va a casa a piedi, Monti dopo la messa va a visitare un mostra e poi torna al lavoro), pare esserci un ritorno di interesse per la politica testimoniato anche dai media. E la gente sembra apprezzare: i sondaggi, secondo Ilvo Diamanti, danno circa l’80% di consenso al governo, compreso il 42% dell'elettorato leghista, e l’84% per la persona di Monti, poco sotto Napolitano («Repubblica» 20/11).
Intanto occorre accogliere con disponibilità le proposte del governo Monti, poi giudicarle, sentendosi liberi di appoggiarle o respingerle e andare alle elezioni. Un'analisi di sinistra forse dice il vero, quando dice che non c'è da esultare, e fa bene a togliere illusioni. Eppure adesso è necessario agire per difendere la borsa della spesa casalinga quotidiana, specialmente le borse più povere, dai banditi della finanza mondiale, avvezzi a divorare con indifferenza l'orfano e la vedova, “effetti collaterali” delle loro speculazioni sbrigliate, ben al di là di ragionevoli fini economici. In mancanza di altri difensori capaci e più energici, è necessario e dunque giusto ora affidarci vigilanti, senza illusioni, per il tempo necessario, a uno che conosce dall'interno quei meccanismi; che non è un cinico ladro; che è certo migliore del buffone egolatra, incapace di altro che non sia corrompere e rovinare tutti per gli affari suoi. Monti forse può fare, in difesa delle vittime, qualcosa di quel che non è consentito di fare agli alternativi. Per ora. Anche perché gli alternativi sono pochi, incerti, indecisi, finora più oppositori, in quanto minoritari, che davvero alternativi. Per il seguito del cammino lungo, c'è molto da pensare, imparare, preparare, volere.
Bisogna andarci cauti, perché l'uomo ha ancora parecchio potere e ha seminato molti “berlusconini” in giro per l'Italia. Ma la speranza è che se la demagogia berlusconiana verrà meno, anche la demagogia antiberlusconiana che le si contrappone possa progressivamente esaurirsi. E non solo nei partiti, ma anche in certi atteggiamenti sindacali, in alcuni vezzi intellettuali, nei protagonismi fuori luogo di taluni magistrati. Il che non vuole dire naturalmente che debba venir meno la capacità di porre domande radicali, di sollevare questioni scomode, di prospettare idee di alternativa che difficilmente una normale gestione politica parlamentare è pronta ad accogliere o vagliare. Ben lungi dall'essere sinonimi, estremismo e radicalità sono concetti e modi d'essere differenti: il primo è il terreno dell'ideologia, il secondo della profezia.
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