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 398 - LE APPARIZIONI DI AQUERÓ A LOURDES

 

Bernadette non ci ha voluto ingannare

 

Il sottotitolo dell’opera di Vittorio Messori Bernadette non ci ha ingannati, Mondatori 2012, suona: Un’indagine storica sulla verità di Lourdes.

L’autore afferma spesso di parlare da storico (ad es. a p. 32): ma non c’è una nota in tutto il volume (neppure, per non appesantire la pagina, al termine del capitolo o al fine del libro). Non viene citata alcuna fonte; solo discorsivamente nel testo si rinvia genericamente a quel documento o a quell’autore; le stesse citazioni fra virgolette non contengono alcuna nota di rimando a un qualsivoglia documento, libro o articolo. Tutto ciò potrebbe essere un’esigenza editoriale, dettata dal taglio divulgativo del libro, ma allora non possiamo propriamente parlare di «indagine storica» in senso scientifico.

Per Bernadette Soubirous l’apparizione consisteva nel vedere «qualcosa di bianco che assomigliava a una ragazza» (p. 126), una figura che aveva la forma di un petito Damiselo (p. 39), una piccola signorina, giovane e alta quanto lei [cioè molto bassa, un metro e 40 cm], ma con gli occhi azzurri (cfr. p. 207). Era scalza, con «una rosa gialla sui piedi nudi. Era di color giallo pure la corona del rosario che teneva in mano» (p. 39); una piccola ragazza, con la «stessa altezza minuscola, stessa età, stessa allegria» (p. 157). Non si presentava quindi come una figura materna, bensì come una coetanea di Bernadette, in età pre-puberale di 13/14 anni ai tempi delle visioni.

 

Poche parole, tanti sorrisi

Nelle prime due apparizioni e nell’ultima ci sono stati solo sorrisi, niente parole. Aqueró (cioè «quella là» in dialetto, come la chiamava spesso Bernadette) rideva e sorrideva, standosene quasi sempre zitta: «Non sentivo la voce, la sentii solo al terzo incontro, ed era dolce e fine come quella di una bambina» (p. 39). Bernadette insiste varie volte e in più apparizioni per saperne il nome: essa dice sempre e solo Aqueró (quella là), o la piccola signorina, mai che si tratti della vergine/madre di Gesù ecc. Addirittura una volta arriva al limite di portare una penna d’oca, un calamaio e un foglio perché la signorina scriva il suo nome: la «piccola ragazza» reagì ridendo (cfr p. 156s). Sino alla 15ª apparizione (compresa) non si sa chi sia; solo la gente, come pure i giornali, ritengono che si tratti della Vergine Maria, ma la cosa negli interrogatori non viene per nulla confermata da Bernadette, che anzi si rifiuta di definirla (santa) Vergine o simili, sempre rigidamente attestata su «quella signorina là». Ma allora chi era l’apparsa? E perché non s’identificava?

Il racconto è ricco di perle: «Sono riuscita a fare il segno di croce solo quando anche «Quella là» [Aqueró] lo ha fatto… Così ho recitato il rosario davanti a lei che faceva scorrere i grani della sua corona ma non muoveva le labbra quando io dicevo le Ave Maria e lo faceva solo per il Gloria alla fine di ogni decina» (p. 39). Commenta Messori: «ma non recitava le Ave Maria, non potendo “pregare” se stessa, e neppure il Credo finale, non avendo bisogno di confermare la sua fede, Lei che già godeva della visione beatifica; si univa a Bernadette soltanto nella recita del Gloria, in onore della Trinità. Anche questo… è un segno di verità» (p. 152). L’altra perla «terrificante» è rivolta a Bernadette (si davano del voi): «Vi prometto di non rendervi felice in questo mondo, ma nell’altro» (p. 40 e 154).

In linea di principio non si può escludere che Gesù, i santi o la Madonna abbiano qualcosa di molto importante e urgente da comunicarci (anche se non è detto che la modalità di comunicazione debba essere lo scenario mitologico delle apparizioni, ma l’ispirazione, come nel caso del card. Martini). È una delle poche cose con cui concordiamo con l’autore: «le apparizioni hanno un compito: richiamare l’attenzione su insegnamenti evangelici che rischiamo di dimenticare o che hanno una particolare attualità in certi difficili momenti storici» (p. 21). Ma il messaggio si è ridotto a: «andate a dire ai preti che si costruisca qui una cappella e che qui si venga in processione» (p. 28), ossia, nel commento di Messori, «ciò che più unisce e coinvolge l’intero popolo di Dio» (p. 23). Quel poco che Aqueró ha detto non è quindi un insegnamento evangelico (templi, rosari, processioni, pellegrinaggi), e non era neppure di particolare attualità in quel periodo storico. Perché mai apparire per invitarci a fare quel che già si compiva a quei tempi in maniera massiccia? Chiese-cappelle-santuari ovunque; rosari quotidianamente recitati (anche a casa Soubirous), preghiere per i peccatori, penitenze, processioni e pellegrinaggi a iosa.

Se la giovane donna di Nazareth ci avesse indicato altre e nuove vie evangeliche possibili per la chiesa, nulla da ridire; ma la Madonna non può essere apparsa per dirci le suddette cose scontate, fra l’altro estranee al messaggio di suo figlio (è la decisiva prova-contro, ossia il messaggio extra-evangelico, e con qualche venatura pure anti).

 

Imprimatur sul Papa

Le 18 apparizioni vanno dall’11 febbraio 1858 al 16 luglio dello stesso anno, ma sono quasi tutte concentrate nei mesi di febbraio-marzo. Solo alla 16ª apparizione su 18, quella del 25 marzo, festa dell’Annunciazione, dopo che Bernadette le ha chiesto ancora una volta il nome per tre volte (con la Signorina che continuava a ridere), solo alla quarta interrogazione dice «Que soy era Immaculada Councepciou (p. 160). C’è stata quindi l’imbeccata di qualcuno sull’Immacolata Concezione, che riecheggia il dogma proclamato ex cathedra 4 anni prima (1854) da Pio IX. Così viene santificata e beatificata in toto Santa Romana Chiesa col primato del Papa infallibile quando parla ex cathedra (anche se definito 12 anni dopo alla fine del Vaticano I). Ma l’espressione è insostenibile nella forma suddetta, perché è il precipitato diretto della dottrina del peccato originale che è improponibile nella sua assunzione tradizionale: ossia il peccato che Adamo (il primo uomo, un monogenismo oggi scientificamente confutato) ha contratto e trasmesso all’intero genere umano come vera colpa, così che tutti nascono già in stato di peccato originale, con un’unica eccezione: «Lei sola è libera dalla colpa d’origine e dalle sue tragiche conseguenze» (p. 155), con l’allucinante risvolto che tutti i bambini che nascono sono macchiati, imbrattati e infettati da tale peccato-colpa. Tali dottrine vanno demitizzate, interpretate e riplasmate, soprattutto perché è assurdo essere puniti per colpe altrui.

Ma il paraocchi apologetico non vede queste cose: «se la piccola e giovanissima Demoiselle giunta dal cielo è davvero apparsa in quella grotta… la Catholica ha avuto una sorta di rinnovato imprimatur divino, non solo sulla sua teologia ma anche sulla sua devozione e persino sulla sua concreta organizzazione» (p. 20). L’autore si affretta a dire, quasi per esorcizzare il fantasma incombente, che questo non è ingenuo semplicismo apologetico, ma una logica elementare, quasi ferrea: «Se dunque Lourdes è “vera”, ebbene tutto il Credo… cattolico è “vero”. Pertanto, Dio esiste; Gesù è il Cristo da Lui inviato; la Chiesa che ha per guida il papa è la custode e la garante di queste verità» (p. 18). Messori prosegue poi facendo sue le parole di J. Guitton «nel suo denso libro su Maria» (costava tanto citare più precisamente titolo, editore e pagina?): «accettare Lourdes come “vera” significa anche accettare come legittime e approvate dallo spirito di Dio la pietà popolare cattolica, le statue, le cappelle, la vita religiosa retta da Regole approvate dalla Chiesa come sicure vie di salvezza, i pellegrinaggi, le processioni, i miracoli» (p. 19).

Quel poco che Aqueró ha detto è smascherabile come la concezione religiosa/pietistica/catechistica di quel periodo dell’800 che essa ripropone nel suo candore ingenuo. Quel che ha visto ci sembra una specie di controfigura trasfigurata, luminosa e abbellita di se stessa: non mi avventuro nel definire più precisamente a quale fenomeno psicologico tutto ciò possa corrispondere. In questo senso Bernadette non si è ingannata; ma seguendo la logica ferrea rivendicata da Messori, la prosecuzione corretta doveva essere: quindi non ci ha voluto ingannare (questo sarebbe stato il titolo più appropriato). La sua buona fede non garantisce però la veridicità oggettiva delle sue visioni, anche alla luce delle conoscenze odierne circa la complessità dell’apparato visivo: ad es. l’apparizione bassa sull’orizzonte di una Luna molto più grande del solito, la classica Lunona più o meno dorata come il bianco-giallo dell’apparsa, è una pura interpretazione solipsistica del nostro cervello.

Mauro Pedrazzoli

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