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teologia
403 - Esorcismo senza possessione |
Il diavolo in Vaticano
Non c'è arrosto senza fumo, ma può esserci fumo senza arrosto. Così non dovrebbe esserci possessione diabolica senza esorcismo, ma può esserci esorcismo senza possessione diabolica. |
In uno dei suoi partecipati incontri con la gente Monsignor Francesco, Vescovo di Roma, cattolicamente detto «il Papa», ha pregato, ponendogli le mani sul capo, per un malato, subito individuato come un «posseduto». Ergo il Vicario di Pietro ha operato un esorcismo; quindi crede nell'esistenza del diavolo, il che significa che il diavolo esiste e ogni buon cristiano lo sa. Ecco il fumo − un gesto che potrebbe evocare un esorcismo − e subito si sono levate le grida «Al fuoco!» e moltiplicate le richieste di rinverdire la predicazione su Satana e di potenziare le strutture pastorali atte a combatterne l'invadenza.
Lasciamo alla cronaca la ricostruzione dettagliata dei fatti. Per noi Francesco può aver fatto un esorcismo, come ritengono i cultori della demonologia, o aver detto «una preghiera di liberazione dal male», come affermano i portavoce vaticani. Quel che ci interessa è chiederci se con questo gesto para-esorcistico e coi suoi frequenti richiami a resistere alla seduzione di Satana, egli intenda sostenere la reale esistenza del «Principe di questo mondo», ricordarci tale figura della tradizione cristiana per riportarci a riflettere sulla concretissima e molteplice pervasività del male, o semplicemente ammonirci con più forza sulla nostra troppo facile resa alla tentazione, utilizzando una terminologia classica comprensibile da tutti.
In dialogo col rabbino
Ci può aiutare una rapida scorsa alle pagine, dedicate al Diavolo nel dialogo tra Bergoglio, arcivescovo di Buones Ayres, e il rabbino Skorka (Il cielo e la terra, Roma 2013). In apertura Bergoglio dichiara di «credere nell'esistenza del Demonio», che con la tradizione descrive come «un angelo ribelle al piano di Dio», responsabile dell'introduzione del peccato nel mondo per invidia. «I suoi frutti – dice – sono la distruzione, la divisione, l'odio, la calunnia. E nella mia esperienza personale lo percepisco ogni volta che sento la tentazione a fare ciò che non è secondo la volontà di Dio». Afferma anche di non condividere la posizione di chi credere che la sua azione possa essere spiegata «su un piano puramente umano». Il rabbino gli risponde ricordando come nell'ebraismo le interpretazioni sulla figura del Diavolo sono molteplici e spesso non concordi. Si richiama alla «vipera» dell'Eden e alla presenza di Satana come pubblico ministero di Dio e sua ipostasi («volto nascosto»). In tutti e due i casi Satana tenta l'uomo e tenta Dio, semina tra loro sfiducia e sospetto. Si richiama poi al versetto del Deutero-Isaia in cui si dice che «Dio forma la luce e crea le tenebre, che fa il bene e provoca la sciagura … versetto molto controverso … che io interpreto dicendo che il male è togliere il bene a una realtà, ma non esiste di per sé. Più che di un angelo parlerei dell'istinto, non di un elemento esterno ma di una parte interiore dell'uomo».
Come si vede sono due posizioni opposte e l'Arcivescovo tenta di mediarle riconoscendo la presenza della tentazione “endogena”, ma la ritiene potenziabile da una “esogena”. Skorka osserva che però in definitiva spetta al libero arbitrio dell'uomo se cedere o rifiutare la tentazione, sia che nasca da lui, sia che gli venga dall'esterno. «Quel che è chiaro è che qualcosa, si tratti dell'istinto o del Diavolo, si presenta a noi sfidandoci a dominarlo, a bandire il male». Al che conclude il futuro vescovo di Roma: «È proprio questa la lotta dell'uomo sulla terra». La lotta contro il male è essenziale per la vita del credente biblico, non che il diavolo possa metterci la coda. Non c'è altro da aggiungere per capire che dietro un gesto esorcistico o «preghiera di liberazione» c'è la volontà di rivolgere a Dio una pressante e intensa preghiera perché un uomo nel dolore, provocatogli da una possessione satanica o da un istinto al male da cui non sa più difendersi, sia aiutato a liberarsi da questa angosciosa situazione esistenziale e restituito alla sua mai estinta libertà.
a. b.
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