«Memento homo qui pulvis es et in pulverem reverteris». Destino comune, inevitabile, che si finisca cremati o seppelliti nella terra. Potremmo pensare che qualcosa cambi se decidessimo di non seppellire Priebke sulla faccia della terra? Dio poté fare qualcos'altro di Satana, dopo averlo creato libero, che abbandonarlo alla sua scelta di morte? E ciò non comportò la sua espulsione dal creato, ma, ci dice Dante, il suo interramento nel più profondo del creato: quello da cui parte la montagna del purgatorio. A proposito della sepoltura dei peccatori impenitenti il Poeta ci insegna poi molte altre cose. Ogni decisione che venga presa sul destino del corpo del Boia, di ogni boia, non dice su di lui nulla di nuovo. Se dice qualcosa lo dice su di noi. Come i calci alla bara del morto possono fare male solo a chi li rifila, così i nostri giri di fantasia su come potremmo evitare di dargli umana sepoltura, denunciano non il suo ma il nostro stato di umanità. Certo il modo scelto per seppellire un cadavere non è solo il riconoscimento di un dato di fatto, ma anche un gesto socialmente significativo. Un funerale pubblico e una sepoltura accompagnata da segni simbolici segnalano lo status sociale del morto; status che chi lo seppellisce gli riconosce. Per questo è necessario, in casi come questo, procedere a una cerimonia rigorosamente privata, spoglia di ogni traccia di riconoscimento sociale. Solo i parenti più prossimi sono legittimati a valorizzarne le eventuali qualità di membro della loro famiglia, ma con discrezione. Se non capiscono questo, provvederà l'autorità, con tatto e senza esibizione di violenza. Nessuna società può permettersi o autorizzare scelte che indichino intenzioni vendicative. La vendetta è la forma più pericolosa e diffusa di anti-socialità. In ultimo, un uomo, per quanto possa identificarsi col portatore del male assoluto, non diventa per questo un angelo del male, resta un uomo, con tutte le sue fragilità. A volte può eccedere quel tanto di malvagità che è presente, anche se tendenzialmente tenuta sotto controllo, dalla maggior parte dei mortali. Nessuno, però, può assurgere da solo all'assolutezza dell'esecrabilità. Sicuramente ha molti compagni e collaboratori, esprime lo smarrimento morale di interi gruppi sociali. La nostra storia ce lo insegna: nessun popolo e nessuna epoca è avara di uomini e di masse, autori e autrici di stragi. Non è onorevole liberarsi di questo peso, che grava su tutti noi e tutti ci minaccia, scaricandone tutta la paura e tutto l'orrore su uno solo. Non tutti siamo boia, ma nessuno può essere qualificato come il Boia supremo e neppure come un uomo la cui esistenza umana si esaurisce in questa sola qualifica.
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