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 415 - A un anno dalla sentenza Eternit a Casale Monferrato / 2

 

La parola delle vittime

 

Del Piano Amianto è attivo solo il programma riguardante l’assistenza sanitaria e l’assegnazione di una quantità minima di finanziamenti per la ricerca: 820 mila euro forniti dall’UE più 300 mila euro della regione Piemonte. Gli ospedali di Casale Monferrato e di Alessandria si sono coordinati per creare standard comuni basati sulle migliori tecniche di cura disponibili. Mancano invece indirizzi su come sorvegliare i lavoratori ex esposti, a forte rischio di malattia, e come mettere in atto ciò che è di competenza territoriale: la prevenzione, l’assistenza sanitaria e le operazioni di bonifica. Lo scorso 25 luglio 2013 a Roma nel corso di una manifestazione promossa dai comitati si è svolto un incontro alla Camera dei Deputati con alcuni parlamentari fautori di una proposta di legge per affrontare in modo organico i problemi relativi all’amianto: quello sanitario, quello ambientale e quello dei risarcimenti.

«Oltre ogni ragionevole dubbio» le 800 pagine di motivazioni della sentenza Eternit in corte d’appello stabiliscono che Stephan Schmidheiny, padrone della multinazionale, era conscio del disastro causato dalla lavorazione dell’amianto presso i suoi stabilimenti. Schmidheiny, oltre a sapere della cancerogenicità della fibra, ha cercato di nascondere le prove e di mettere a tacere ogni richiesta dell’informazione pubblica e dei sindacati. Questa opera di disinformazione gli ha consentito di continuare a lavorare l’amianto quando già era conclamato il nesso causale tra l’inalazione delle sue polveri e l’insorgenza di patologie che, per la loro gravità, giustificano una prognosi quasi sempre infausta. Accreditando ambiguamente ingiustificate incertezze – si legge nella sentenza – l’imputato intendeva sdrammatizzare il pericolo, pilotando il modo in cui il fenomeno sarebbe stato recepito dalla pubblica opinione. «Ma – si chiedeva il sociologo francese Pierre Bordeau – cos’è questa opinione pubblica invocata dai creatori di diritto delle società moderne, delle società nelle quali il diritto esiste? È tacitamente l’opinione di tutti, della maggioranza o di coloro che contano, di quelli che sono degni di avere un’opinione?» («Le Monde Diplomatique», gennaio 2012).

 

Il peso dell’opinione pubblica

Nel 1968 negli USA fu prodotto un film, Hellfighters, su una squadra speciale impegnata nello spegnimento degli incendi dei pozzi petroliferi: il titolo fu tradotto in italiano come Uomini d’amianto contro l’inferno – oggi improponibile. Si può obiettare che mancasse allora la consapevolezza della pericolosità dell’amianto. Non mancava solo quella: pochi anni prima un kolossal su Gengis Khan, The Conqueror, fu girato a St. George, una località dello Utah posta sottovento rispetto al poco distante deserto del Nevada dove si svolgevano allora test nucleari con cadenza bisettimanale. Al termine delle riprese il produttore, Howard Hughes, fece trasportare 60 tonnellate di sabbia radioattiva a Hollywood per riprodurre in studio gli scenari dello Utah. L’intera troupe fu esposta a radiazioni nucleari che probabilmente furono poi la causa dei tumori che colpirono alcune stelle del cast, fra le quali John Wayne e Susan Hayward, assoldate per le riprese. In quegli stessi anni Michelangelo Antonioni girava a Ravenna Deserto Rosso, un film che con preveggenza raccontò l’angoscia e lo spaesamento della convivenza con l’impianto petrolchimico, denunciando implicitamente i danni all’ambiente e alla salute del fisico e della psiche. Non è questione di conoscenze incomplete o di consapevolezze che devono aver tempo di maturare, ma di capacità di visione e di volontà delle coscienze di prendere atto delle situazioni. Senza questi presupposti si può restare nell’inconsapevolezza in eterno. Nel 2011 a Rosignano Solvay è stata istituita una Film commission per dare sostegno alle compagnie cinematografiche e televisive interessate a lavorare sul territorio comunale. La Film commission mette a disposizione tutti i servizi, dalla scelta delle location alla concessione dei permessi tramite gli uffici comunali, all’assistenza tecnica, alla ricerca di alloggi per le troupe. Il territorio di Rosignano, infatti, offre un insieme di paesaggi che grazie alla loro conformazione risultano attraenti per la produzione cinematografica. Fra questi ci sono anche le spiagge bianche, chiamate così per la somiglianza con gli ambienti caraibici e perciò molto sfruttate nella produzione cinematografica, come nel caso delle pellicole Maschi contro femmine e Femmine contro maschi girate fra il 2010 e il 2011 da Fausto Brizzi, o degli spot pubblicitari Tim-Cristoforo Colombo, che hanno imperversato sulle tv italiane, con protagonisti Raffaella Carrà, Bianca Balti e Neri Marcorè. Ci si chiede come sia possibile, visto che su quelle spiagge la balneazione è vietata: l’insolito colore della sabbia è conseguenza di anni di scarichi di carbonato di calcio e altri inquinanti da parte degli impianti del gruppo Solvay, situati a un chilometro dalla costa. Dunque, la film commission di Rosignano – che ironicamente afferisce al settore Qualità della vita del consiglio comunale – ancora nel 2014 offre servizi per riprese cinematografiche in uno dei siti più inquinati d’Italia e d’Europa, basta non girare mai la telecamera fino a inquadrare l’impianto.

In assenza delle voci istituzionali e di riferimenti culturali affidabili, la risposta più consona per l’elaborazione storico-sociale di tragedie moderne come quella dell’amianto sale dal basso: è la parola delle vittime, le quali passando dall’elaborazione singola a quella collettiva, solidaristica, si ergono a testimoni prima e poi a simbolo delle rivendicazioni democratiche. Oltre che nel libro di Stefano Valenti (La fabbrica del panico, Feltrinelli 2013), la cronaca dell’amianto è raccontata in diversi testi autobiografici (Alberto Prunetti, Amianto. Una storia operaia, Agenzia X 2012; Giampiero Rossi, La lana della salamandra, Ediesse 2010) e in documentari come Indistruttibile (2004) di Michele Citoni, Polvere (2011) di Niccolò Bruna e Andrea Prandstraller e La multinazionale delle vittime (2011) prodotto dalla TV Svizzera Italiana. Esiste inoltre una pubblicazione, Eternit and the Great Asbestos Trial (2011), che mette insieme l’esperienza maturata in lunghi anni di denunce dai diversi comitati nazionali, curata dagli epidemiologi inglesi David Allen e Laurie Kazan-Allen. L’introduzione è di Romana Blasotti Pavesi che a Casale Monferrato ha perso per mesotelioma cinque familiari, fra cui una sorella, il marito e una figlia. La traduzione italiana è di Vicky Franzinetti, Elena Pertusati e Laura Centemeri. È un testo noto da Tokyo a Bangkok, a San Paolo, nelle versioni in giapponese, thai e portoghese, realizzato proprio perché – come ha ribadito anche l’ex ministro Renato Balduzzi – «senza le realtà sociali e le comunità locali, la battaglia sanitaria, culturale e giuridica contro l’amianto non si sarebbe mai realizzata».

Enzo Ferrara

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