Dopo le recenti elezioni amministrative, vogliamo esplorare lo scenario politico. Cominciamo con la sinistra, intendendo quello che si muove alla sinistra del Pd, compresa la sua minoranza interna. In Liguria si è presentata con una lista propria ottenendo il risultato di far vincere la destra, dimostrarsi debole (i suoi voti sono stati la metà di quelli della Lega) e rendere palese da che parte vanno le masse e quale programma preferiscano. Diamo per scontate le gravi provocazioni della maggioranza Pd, ma il risultato è che Toti oggi dice chiaramente che le Liguria ha già troppi immigrati e non può accoglierne altri. Bel risultato per chi voleva spostare più a sinistra l’asse della regione. Ricorda la situazione del marito che si evira per far dispetto alla moglie. Sembra incredibile che persone e movimenti che hanno il culto della storia non riescano a leggerla. Tanto può il pregiudizio, il dogmatismo, o forse più banalmente l’interesse di gruppo. Ma la storia della sinistra è costellata da errori marchiani costati molto cari. Cominciando dalla sciagurata scissione del ’21, proprio mentre montava la canaglia fascista appoggiata da consistenti pezzi dello Stato, quando invece occorreva unità, anche col centro popolare, per tentare di arginarla, fino all’ossigeno restituito per molti anni ancora a Berlusconi facendo cadere il governo Prodi e rischiando la bancarotta dell’Italia e il capolavoro odierno della Liguria. Com’è possibile che menti politiche esperte non si accorgano che oggi nella concreta situazione dell’Italia, ma il discorso vale anche per gran parte dell’Europa, l’unica alternativa possibile è la destra? In un paese impoverito dalla globalizzazione e dalle miopi politiche comunitarie e che si sente invaso da torme di disperati provenienti dalle parti più povere e disgraziate del pianeta, sono proprio le masse popolari quelle più sbandate che temono di più di dover dividere quel poco che avevano recuperato con i nuovi venuti, e anche il ceto medio ora teme per la sua posizione sociale. La reazione naturale non è di solidarietà e accoglienza, ma di chiusura e ripulsa.
Passiamo alla Lega e a uno scenario poco probabile, ma pericoloso. Dopo gli scandali che l’avevano ridotta ai minimi termini, la Lega si ripresenta con volto cambiato e una nuova classe dirigente. Le parole d’ordine sono sempre le stesse, ma ora si propone non più come partito locale, ma con ambizioni nazionali. E il successo è stato travolgente: fa il pieno al Nord, prende molti voti al Centro e anche al Sud ottiene risultati non disprezzabili. Con il disfacimento di Forza Italia diventa il partito egemone del centro-destra. Queste però erano elezioni amministrative, per aspirare alla direzione del paese ha bisogno di un forte alleato. E ne potrebbe avere uno a disposizione: il M5S, uscito anch’esso bene dalle elezioni. Infatti i programmi dei due movimenti hanno alcuni punti in comune, come l’avversione all’Europa ed alla riforma delle pensioni e il reddito di cittadinanza. Sull’emigrazione c’è più distanza, ma non quanto appare, se è vero che il M5S è alleato in Europa con un partito razzista. Anche lo spirito aggressivo, populista e anti-sistema è simile. Una volta conquistato il potere dovranno realizzare il programma anti-immigrazione, che però è inarrestabile con metodi democratici, gli scenari che potrebbero presentarsi sono foschi. Sarebbe infatti una situazione ideale per scaricare tutte le tensioni sociali su capri espiatori, deboli e indifesi. Questa alleanza Lega – M5S potrebbe essere vincente, come del resto il più probabile ritorno all'accoppiata Lega – ex berlusconiani, già sperimentata in Liguria e nel secondo turno delle comunali, e sarebbe un disastro in tutti e due i casi.
a. p. |