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società
422 - Pillole di comunicazione |
Gianni Morandi ha un profilo Facebook molto seguito, con più di un milione e duecentomila persone, che hanno esplicitamente sottoscritto l'interesse a essere informato su quello che scrive. Sarebbe interessante da analizzare, perché ha messo in crisi molte persone che si occupano di social network con la sua strategia di comunicazione, ma questa è un'altra storia.
Il 21 aprile pubblica una foto d'epoca di una nave che portava gli italiani in America, accompagnata da questo commento: «21 aprile. A proposito di migranti ed emigranti, non dobbiamo mai dimenticare che migliaia e migliaia di italiani, nel secolo scorso, sono partiti dalla loro Patria verso l'America, la Germania, l'Australia, il Canada... con la speranza di trovare lavoro, un futuro migliore per i propri figli, visto che nel loro Paese non riuscivano ad ottenerlo, con le umiliazioni, le angherie, i soprusi e le violenze, che hanno dovuto sopportare! Non è passato poi così tanto tempo...».
Il commento ha avuto più di 80mila «mi piace» (tecnicamente like), quasi 23mila condivisioni (vale a dire che altri lo hanno riportato sulla propria pagina) e oltre 14mila commenti: moltissimi con insulti intolleranti. Lui ha risposto a moltissimi di questi commenti, con pazienza, con eleganza e con un alto senso civico. Il giorno dopo ha scritto questo post: «22 aprile. Sono sorpreso dalla quantità di messaggi al mio post di ieri. Sto continuando a leggere ma penso sia impossibile arrivare in fondo... 14mila messaggi! Ho anche risposto ieri sera per un paio d'ore. Forse non mi aspettavo che più della metà di questi messaggi facesse emergere il nostro egoismo, la nostra paura del diverso e anche il nostro razzismo. A parte gli insulti, che sono ormai un'abitudine sulla rete, frasi come "andrei io a bombardare i barconi" o "sono tutti delinquenti e stupratori" oppure "vengono qui solo per farsi mantenere", mi hanno lasciato senza parole... Magari qualcuno di questi messaggeri, ha famiglia, figli e la domenica va anche a messa. Certamente non ascolta però, le parole di Papa Francesco...». Fortunatamente, ci sono stati anche molti commenti entusiastici.
Chi vuole, può andare sulla pagina Facebook di Morandi, senza doversi iscrivere a Facebook. Potrà così vedere i commenti di un'altra metà di cielo che non la pensa come noi, che arriva da altri mondi, che ogni giorno commenta in modo intollerante e magari non ha nessuno che gli porti un punto di vista diverso. Morandi lo ha fatto.
Questa situazione però è familiare a chi, per qualsiasi ragione, bazzica Internet in generale, i social network e qualsiasi sito di informazione (non importa di quale colore). I commenti insultanti, volgari, privi di argomentazioni, copia-incollati mille volte abbondano e, forse, sono ormai la maggior parte. È difficile, nel mare di insulti e vuoto, selezionare i pochi commenti di qualità che abbiano qualcosa da dire. Quello che emerge, anche a una rapida occhiata, è il fatto che molta gente sembri commentare sotto pagine e post di cui non condivide il contenuto per il puro gusto di provocare una reazione negativa o di insultare. Se si leggono i commenti sotto qualsiasi post, circa l'80% per cento sono negativi e insultanti. In particolare, ci sono alcune tipologie di repliche che si ripetono, con pochissime varianti, ormai da parecchio tempo. Sulla pagina Facebook del quotidiano «Repubblica», per esempio, sotto qualsiasi post riguardante curiosità e notizie di gossip, o semplicemente video curiosi e divertenti, si trovano − con una regolarità inesorabile − commenti del seguente tenore: «Ma non avete nulla di più importante?; E 'sti c...; Che giornale di m...; Giornalai di m...; Siete caduti proprio in basso; Uso R. come carta igienica». Quello che incuriosisce, peraltro, è che ci sia gente disposta a trascorrere il tempo girando su pagine di cui non condivide il contenuto, solo per far sapere che non gli interessano.
Questi sono i commenti che si trovano più spesso sotto notizie di secondo piano. Per quanto riguarda le repliche sotto altre notizie, soprattutto su determinati argomenti (immigrazione, criminalità, diritti gay, violenza sulle donne) la maggior parte delle reazioni sono come quelle arrivate sulla pagina di Morandi. Impressiona il ripetersi dei soliti argomenti, basati su post e banner che girano su Internet e FB da anni, sempre uguali: i migranti che prendono 900 euro al mese, si lamentano del cibo, vanno in hotel a tre stelle e via dicendo, insieme all'argomento principe, ripreso prontamente da Salvini: «Ospitali a casa tua». È inutile che tali notizie vengano regolarmente smentite, una volta immesse in circolo si espandono, entrando nel corredo di argomentazioni classiche. Un altro aspetto interessante è l'assoluta impermeabilità di molta gente a qualsiasi tipo di chiarimento: puoi ripetere 1000 volte che una notizia è falsa, postare articoli di approfondimento anche prove "inconfutabili", puoi tentare di ragionare: tutto inutile, troverai sempre la stessa argomentazione ripetuta altre migliaia volte. È l'inferno dei copia-incolla. Una volta entrato, non ne esci più.
Simona Borello e Elisabetta Lurgo
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