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società
429 - L’Isis, il diritto di difendersi, il ruolo della donna |
Le donne yazidi dell'Iraq imparano a difendersi
Pubblichiamo un articolo scritto per «Iraqiyat» il 29 ottobre 2015 da una nostra collaboratrice che vive attualmente in Kurdistan (trad. it. di Gianfranco Accattino). Il suo punto di vista non coincide con quello della rivista, e tuttavia presenta con testimonianze dal vivo una situazione complessa in cui l’emancipazione femminile passa anche attraverso l’addestramento militare. |
A un’unità militare speciale di donne yazidi nel nord dell'Iraq a Sinjar si guarda con ammirazione. Ma ciò che le soldatesse stanno imparando qui va contro gran parte di ciò che la società yazidi si attende dalle donne. «Lo scopo di questo centro è quello di fornire un posto dove stare insieme e dove ricevere addestramento militare e civile», dice Hazel, una donna siriana di 35 anni membro del PKK e la responsabile di queste donne di Sinjar, nel nord dell'Iraq. Queste donne sono tra le più fortunate – nell’agosto 2014 migliaia di membri della loro comunità etnico-religiosa, la cui sede tradizionale è in questa parte dell'Iraq, sono stati catturati, uccisi o deportati dal gruppo estremista noto come Stato Islamico.
La maggior parte delle donne che stanno costruendo il centro − mescolando cemento e posando mattoni − sono venute da campi vicini e molte hanno portato le loro figlie con loro. L'atmosfera è vivace e piena di buon umore. La costruzione del centro è organizzata da membri delle milizie note come Unità di Resistenza del Sinjar, che difendono il territorio yazidi dallo Stato Islamico. Essi sono guidati dalle milizie del Partito dei Lavoratori del Kurdistan, più comunemente noto con l’acronimo curdo PKK, una organizzazione militare che lotta per i diritti dei curdi in Turchia, considerata però da parte di alcuni paesi come un gruppo terroristico. Sotto gli auspici del PKK, all'inizio del 2015 è stata creata una sezione speciale femminile dell’Unità di Resistenza del Sinjar, con lo scopo preciso di formare le donne yazidi per proteggere se stesse.
Anche se gli yazidi sono tradizionalmente una società patriarcale con costumi molto severi per quanto riguarda il ruolo delle donne, molte delle donne yazidi qui ora vengono addestrate dai combattenti del PKK, che hanno una filosofia completamente diversa su ciò che le donne possono e non possono fare su un campo di battaglia e nella società in generale. Il PKK si vanta di trattare ugualmente entrambi i sessi, e le guerrigliere del gruppo hanno raggiunto una notorietà internazionale. È per questo che il reclutamento di donne yazidi è potenzialmente in grado di cambiare il modo in cui le donne, in quella esclusiva società etnico-religiosa,vedono sé stesse e gli altri.
I metodi di reclutamento del PKK sono oggetto di controversia − per esempio, si sa che alcune famiglie protestano perché le loro figlie si sono unite alle unità combattenti, e ci sono voci su giovani uomini e donne che militano nel PKK perché costretti; è anche risaputo che le donne che fuggono per aderire al PKK spesso lo fanno perché a casa soffrono per il loro ruolo tradizionale e c’è chi accusa il PKK di pressioni e manipolazioni psicologiche. D'altra parte, il PKK ha avuto un ruolo essenziale nel soccorso del popolo yazidi lo scorso agosto. Il gruppo di miliziani ha aperto e difeso un corridoio umanitario che ha contribuito a salvare migliaia di yazidi intrappolati sulla montagna senza riparo, acqua o cibo. Per questo, gli uomini del PKK sono sempre più visti come eroi e salvatori. «Le donne yazidi che sono qui si sono unite a noi perché hanno capito che le donne sarebbero in grado di combattere e quanto coraggiose potrebbero essere», spiega Hadar, 32 anni, responsabile di un altro gruppo di donne di Sinjar. Hadar ha compiti di supervisione dell’addestramento di un gruppo di ragazze di età compresa tra 16 e 24 anni. «Le donne yazidi hanno sofferto per mano dello Stato Islamico e ora vogliono essere in grado di proteggere sé stesse».
Il PKK ha avuto in passato grandi difficoltà nel reclutamento di donne − in molti ambienti locali, in particolare nei gruppi tribali yazidi, non è accettabile l’idea di donne con ruoli militari, − ma Hadar dice che l'attacco del gruppo IS in Sinjar ha cambiato tutto. «Adesso quando andiamo a incontrare le donne nei campi o nelle loro case, ci accolgono in amicizia e sono felici di interagire con noi». Hadar ritiene che sempre più donne yazidi si prestino volontariamente a lavorare con il PKK, ma non è disposta a fornirci dei numeri − la questione è delicata.
Le donne yazidi che vogliono unirsi all’Unità di Resistenza delle Donne del Sinjar ricevono tra sei e otto settimane di formazione teorica e fisica. Viene loro insegnata la storia yazidi, la condizione delle donne nel corso della storia e dei ruoli femminili nella società. Si insegnano l'uguaglianza e i principi della filosofia PKK. Alle donne analfabete si insegna anche a leggere e scrivere. Le donne si addestrano anche su una vasta gamma di armi diverse, dai kalashnikov ai fucili da cecchino.
Parità tra uomini e donne
Dopo che le donne hanno completato la loro formazione, sono assegnate a una varietà di differenti funzioni, dai servizi di spionaggio al combattimento in prima linea. Ad altre si richiede di svolgere proselitismo a nome del gruppo, diffondendo la filosofia femminista e socialista del PKK e incoraggiando nuove adesioni al Partito.
«Sono entrata per motivi personali», dice Kolan, di 17 anni, ora membro delle milizie Sinjar. «Ho deciso di fare questo dopo aver visto l'ingiustizia che gli yazidi hanno sofferto, e che le donne yazidi, in particolare, hanno sofferto». La ragazza era a scuola al momento dell’attacco IS, e la sua vita è cambiata completamente da quel momento. Si rifiuta di tornare a scuola perché ora lei crede che ciò che sta imparando qui è molto più importante di quello che avrebbe imparato là, nella sua scuola.
Kolan vive con altre donne in un piccolo ufficio, ai piedi della montagna Sinjar; lavora alle relazioni con i media e ha filmato una serie di sedute di addestramento. Quando non stanno lavorando ai loro compiti specifici, le giovani donne di qui passano il loro tempo a pulire o cucinare o imparare di più sulla filosofia del PKK, ascoltando discorsi e guardando trasmissioni. «Ho imparato che come donna anch'io ho diritti e doveri», dice Kolan. «Il mio ruolo non è quello di truccarmi e vestirmi per farmi piacere dagli uomini. Ho imparato che il mio ruolo comporta anche proteggere me stessa e la mia gente. E quando avranno bisogno di me sul fronte di battaglia, sarò pronta».
Le unità femminili appartenenti al PKK hanno regole severe. La più nota è quella che vieta ogni relazione sentimentale tra militari uomini e donne. Questo vale anche per le donne yazidi in reclutamento. Tuttavia, una delle regole del PKK che non si applicano è quella che impedisce di lasciare il servizio del gruppo; fondamentalmente, una volta che ci si unisce al PKK si è nel gruppo per la vita − o si rischia di essere etichettato come un traditore. «Ma poiché stiamo lavorando sul territorio degli Yazidi, non possiamo applicare le nostre regole in modo rigoroso», spiega Hadar. «Così ogni donna yazidi ha il diritto di unirsi a noi, ma ha anche il diritto di lasciare ogni volta che lo vuole. Anche se noi ovviamente faremmo di tutto per cercare di convincerla a rimanere e combattere per la sua patria».
Le donne yazidi che hanno deciso la loro adesione a tempo indeterminato dicono che il loro scopo va al di là della sconfitta dell’IS. «Il nostro compito si concluderà quando potremo creare una società libera in cui vi sia la parità tra uomini e donne e la giustizia sociale», dice Hazel con fermezza.
Hanene Zbiss
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