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L’ultima chance della sinistra

 

Assistiamo all’ennesimo rimescolamento in quel che resta della sinistra italiana; alla nascita di ben tre nuovi soggetti e allo spostamento ancora più al centro del Pd.

Niente di nuovo, fin dall’inizio la sinistra ha avuto due anime: una massimalista e tendenzialmente non democratica e l’altra riformista e democratica, ma spesso troppo moderata e realista. Questa divisione si è spinta a volte fino all’autolesionismo, come nel 1921 quando, invece di far fronte comune contro il pericolo fascista emergente, si divideva scontrandosi duramente e indebolendosi in maniera decisiva. Oggi forse rischiamo di ripetere l’esperienza. Anche se le divisioni attuali sembrano più causate da lotte tra gruppi di potere che da uno scontro ideologico o programmatico, e anche come perversa conseguenza del sistema elettorale proporzionale in cui due o più partiti più piccoli, accentuando le differenze, riescono a occupare una spazio politico ed elettorale maggiore di un unico grande partito.

 

Un compito storico

È vero però che la sinistra è in grave difficoltà dappertutto, soprattutto nei paesi sviluppati che l’hanno vista nascere. I lavoratori dei nostri paesi infatti sentono il loro benessere messo in pericolo dalla concorrenza dei proletari dei paesi emergenti e tendono ad affidare la difesa dei loro interessi alla destra nazionalista e protezionista. Di fronte a questa realtà le sinistre balbettano tra aperture ai migranti e tentazioni protezioniste, interventi dello Stato e difesa a oltranza dei privilegi acquisiti, demagogia e riproposizione di politiche di destra, grandi ideali ricordo del passato e attuali misere lotte di potere. Ciascuno chiuso tra le mura nazionali, troppo anguste e riduttive.

E invece la storia sta offrendo loro ancora una chance per riprendere l’utopia di Marx: lavoratori di tutto il mondo unitevi. Oggi si tratta di dare un governo democratico e progressista al mondo. Questa utopia è crollata con la fine dell’Internazionale all’inizio del secolo scorso, quando i lavoratori dei vari paesi non sono riusciti a mantenere l’unità e hanno finito per scontrarsi, ciascuno in difesa della propria nazione, in due spaventose guerre mondiali. Questa terribile esperienza dovrebbe indicare ora alla sinistra la strada da seguire: l’unità di tutti i lavoratori, sia quelli dei paesi sviluppati, sia quelli che si stanno sviluppando, sia quelli ancora arretrati. La strada dell’unità è certo molto difficile, perché le condizioni attuali di vita nei vari paesi sono molto diverse e gli interessi spesso in contrasto e richiedono per alcuni sacrifici, per altri moderazione e pazienza, per altri ancora l’abbandono di vecchie tradizioni e modi di vita diventati zavorra.

Oggi però la sinistra può parlare chiaro al popolo, disponendo per convincerlo della documentazione storica che dice qual è il prezzo che l’umanità dovrà pagare se ciascuno difenderà a oltranza i propri privilegi, nel miope tentativo di scaricare la crisi su altri in una lotta di tutti contro tutti. Occorre visione, lungimiranza, intelligenza, passione, coraggio. Saprà la sinistra trovare i leader adatti e la forza necessaria? Oggi non ha scelta, se fallirà ancora una volta nel suo compito storico di unire tutti i popoli della terra, non avrà altra ragione di esistere.

Angelo Papuzza

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