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I primi atti della nuova amministrazione americana di Trump sono stati scioccanti per l’Unione Europea: molti suoi componenti sono “amici” della Russia di Putin e i discorsi programmatici del presidente sono stati ricchi di attacchi all’Europa, all’euro, alla Germania come cuore dell’Unione, al ruolo che gli alleati europei svolgono nella Nato; infine l’accoglienza trionfale a Theresa May e l’esaltazione della Brexit presentata come esempio per altri paesi. Dopo questo inizio scoppiettante, i toni e gli interventi sono diventati più diplomatici e improntati a una maggiore cautela, ma ormai il campanello d’allarme era suonato molto forte e annuncia una probabile profonda modifica della politica della prima grande potenza.

Dalla fine della seconda guerra mondiale possiamo considerare questa la terza fase della politica estera americana. La prima è stata il confronto globale di sistema con l’Urss, confronto mortale nel quale il ruolo dell’Europa nella Nato era centrale, tanto che gli americani erano pronti, come nelle due guerre precedenti, a morire per la sua difesa. Col crollo del sistema comunista gli Usa, rimasti l’unica grande potenza, hanno tentato di imporre la propria egemonia globale esportando l’economia di mercato, la democrazia e il proprio stile di vita al resto del mondo. Il ruolo dell’Europa per la nuova strategia era meno vitale che nel precedente scenario: quello di potenza locale che, sotto la direzione strategica americana nella Nato, si doveva occupare dello scacchiere mediterraneo e del vicino oriente. Questa politica imperiale però è ben presto fallita perché si è dimostrata nei fatti troppo ambiziosa e costosa e anche perché l’Europa è stata incapace di sostenere il ruolo a lei assegnato, per carenza di coesione politica e difetto di potenza militare e gli Usa sono stati costretti a intervenire sempre in prima persona (da qui la critica di Trump). Ora gli Stati Uniti devono ridefinire la loro strategia mondiale e, da quanto detto in campagna elettorale e dai primi interventi ricordati, Trump sembra intenzionato a riposizionare gli Usa come prima grande potenza, pronta a difendere fino in fondo i propri interessi di fronte ad altre potenze di grado inferiore. Questa nuova politica spiazzerebbe completamente l’Europa che da stretta alleata si troverebbe improvvisamene come una sua concorrente. E una delle più pericolose in quanto la sola dotata di un sistema monetario in grado di scalzare l’egemonia del dollaro. Insomma l’Europa si potrebbe trovare nelle condizione di un forziere pieno di ricchezze con una difesa inadeguata. La tentazione per Usa e Russia di mettersi d’accordo per servirsi abbondantemente di queste ricchezze sarebbe veramente troppo forte. Per ora questa alleanza è resa molto difficile dalla guerra in Ucraina, che però è molto più pericolosa per l’Europa che per gli americani, e per la Russia chiuderla potrebbe essere un prezzo non troppo caro da pagare in vista di un’intesa globale con loro. Per questo alcuni paesi, approfittando delle celebrazioni del sessantesimo anniversario del Trattato di Roma istitutivo della Cee, hanno deciso di dare un’accelerazione all’Unione, eliminando il diritto di veto, in modo che i paesi che sono d’accordo possano fare passi avanti nell’integrazione, mentre gli altri potranno aggiungersi più avanti, via via che si sentiranno pronti. Si comincerà da una politica economica e sociale più incisiva, per passare poi a un maggior coordinamento militare. Il passo decisivo però sarà darsi una politica estera comune, l’Europa cioè deve scegliere che ruolo vuole giocare tra le altre potenze, uscendo infine dal cono d’ombra degli Stati Uniti in cui è vissuta, comodamente, dal dopoguerra. Per ora un’unione più stretta è frenata da una parte dei paesi dell’est che, usciti da poco dal dominio comunista, sono gelosi della ritrovata indipendenza. Ma, seppure per tappe, è necessario progredire perché l’Unione Europea potrebbe essere un fattore decisivo di stabilità nel mondo. Come infatti nel secolo scorso le discordie tra europei hanno contribuito a scatenare due guerre terribili con decine di milioni di morti e distruzioni mai viste prima nel suo stesso seno, ora l’unificazione potrebbe portare le altre potenze intorno a un tavolo per cercare di dare un governo alla globalizzazione ed evitare così che le contraddizioni sempre più forti che si stanno accumulando minacciose esplodano in una guerra in cui verrebbe messa in pericolo la stessa sopravvivenza della nostra civiltà.


 
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