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chiesa
«Cattolici e luterani si rendano conto di essere parte dello stesso corpo di Cristo. È finito il conflitto del XVI secolo». Così dice la dichiarazione comune cattolico-luterana, Dal conflitto alla comunione, frutto della Commissione luterana-cattolica sull’unità e la commemorazione comune della Riforma nel 2017. Ma è proprio così? Se fosse vero, perché non celebrare insieme l'eucaristia? Ma è vietato. Allora, non c'è comunione. Non sono finiti i problemi, che non vanno sepolti. La questione del papato: è un problema teologico. E la transustanziazione: noi siamo eretici? È finito il conflitto, ma i problemi restano, resta la diversità. Si è uniti solo se si è uguali? No. Si può avere comunione ecumenica nella diversità. «Le ragioni di condanna della fede dell'altro sono tramontate», dice ancora quella dichiarazione. Non condannare è bene, ma le ragioni differenti non sono tramontate. Non si ha diritto di condannare la fede diversa, solo Dio lo può. Allora, diciamo forte che siamo uniti. Comincia una storia nuova, chiudere il passato. Con certi cattolici ho comunione piena, con altri no. C'è un cattolicesimo con cui ho difficoltà. Francesco e Kirill a Cuba il 12 febbraio 2016: la loro dichiarazione non parla di chiese sorelle né di ecumenismo. Il 30 giugno del 2000 Ratzinger condannava l'espressione “chiese sorelle” perché la chiesa di Roma è madre: «Ecclesia romana mater et caput omnium ecclesiarum», è scritto in San Giovanni in Laterano. Invece, madre è la Gerusalemme celeste che genera figli e figlie nella libertà (Galati 4,26). Considero sorella la chiesa cattolica. La Parola di Dio è la nostra madre comune. Si va dal conflitto alla comunione nella Parola di Dio. Inattualità della Riforma? Ha parlato di Dio, ha spostato l'asse della fede dal Dio della chiesa al Dio della Scrittura. Ma Dio è attuale? Pare di no. La Riforma è attuale per chi cerca Dio, il Deus absconditus, non catturabile da ragione ed emozione. È attuale per chi cerca la fede in Dio, quella di Abramo, che «gli fu messa in conto di giustizia» (Romani 4,3), perché non vacillò davanti alla promessa di Dio. È la fede dell'impossibile che Dio rende possibile. La Riforma è attuale per chi si lascia disporre alla gratuità: le cose di Dio sono gratis. Questo, nel mondo-mercato, è un grandissimo messaggio liberatore, per chi è sensibile alla gratuità. Ma oggi il problema non è la libertà, il problema è che non c'è più legge, calpestata, ignorata. Nel XVI secolo il problema era il legalismo. Oggi ci spaventa il vuoto, l'assenza di legge divina. Il vangelo sono i dieci comandamenti. C'è libertà solo se accompagnata dal comando di Dio: «perché tu sia libero», dice Dio a Mosè. Che cosa è la legge? Non quella oggettiva. Il problema è credere di potere farne a meno. C'è un nesso indissolubile tra libertà e legge. Non «sub lege libertas» (il motto dei carabinieri). Invece, la legge sta dentro la libertà. Tutti i riformatori hanno scritto catechismi. Non c'è evangelo senza legge. Il vescovo Tonino Bello ha parlato di «convivialità delle differenze». Fissato bene il centro, i confini sono mobili, aperti. I confini tra le confessioni sono relativi, i confini sono incontro. *** Che cosa animò Lutero Lutero sentì il contrasto tra il Dio predicato nella chiesa e il Dio della Scrittura. Ha scoperto un Dio che non ritrovava nella chiesa, e allora si è allarmato! Era docente universitario di Sacra Scrittura. «Il papa mi ha fatto dottore. Devo vigilare sull'insegnamento della chiesa. La chiesa non salva le anime!». Le 95 tesi sono un grido di allarme: «Compri l'indulgenza invece di pentirti! Il predicatore ti inganna!» Lutero è preoccupato per il destino delle anime. Prima del 1517 ebbe il problema personale di credere in un Dio misericordioso. Ma ora era professore stimato, affermato, monaco tranquillo, amava la penitenza. Dopo le 95 tesi ebbe più nemici che amici. Fu messo al bando dell'impero: ciò voleva dire essere in pericolo di vita, in quanto bandito, chi l'avesse ucciso non sarebbe stato punito. Lutero la Riforma l'ha subita più che voluta. La Parola di Dio è come un acquazzone estivo: viene e passa, non ritorna. Bisogna coglierla sul momento. Paolo scrive: «Guai a me se non evangelizzo!». È una necessità, un destino! Lutero: «Sono come un'oca che strilla in mezzo ai cigni». «Bruciate tutto quello che ho scritto, salvo Il servo arbitrio e il Piccolo catechismo, e leggete la Bibbia». Lutero non si sofferma a condannare i costumi morali dei papi, ma fa una critica teologica del papato. Su “come si devono istituire i ministri della chiesa” scrive quel grande principio che è la base della ecclesiologia cristiana: «Sacerdoti si nasce con il battesimo, ministri si diventa». Anche la chiesa cattolica l'ha capito, ma la messa in pratica è lenta. Attribuire i ministeri appartiene alla comunità cristiana. (È notizia di questi giorni che papa Francesco sta consultando i fedeli per nominare il successore di Vallini, suo vicario per la diocesi di Roma.). Il “vescovo collettivo” è la comunità cristiana. «È contro lo Spirito santo bruciare gli eretici». Questa è una delle 41 sentenze di Lutero causa della sua scomunica. Sono pretesti frivoli. In realtà fu scomunicato perché ribaltava la struttura della chiesa. Il collegamento con precedenti e successive riforme La “Riforma radicale”, gli Anabattisti, sono una grande ombra sulla Riforma, che reprime con violenza questi radicali, combattuti sia dai protestanti sia dai cattolici. Anche nel Veneto c'erano 30 di queste comunità, spazzate via con la violenza. Erano contrari al battesimo dei bambini, che vedevano tipico della chiesa legata al potere politico, costantiniana. Dicevano: «Lutero ci ha liberato dal papa, ma non da Costantino». Ed era vero! Infatti, per esempio, Zurigo diventò protestante per decisione del Consiglio della città. Anche Lutero, nel 1530, chiede all'autorità politica di reprimere il movimento anabattista, contraddicendo quanto aveva affermato in precedenza, che il dissidente o l'eretico devono essere vinti solo con la Parola di Dio e non con la forza della legge dello Stato. Fu un tragedia! Ci fu un anabattismo nonviolento, diverso da quello rivoluzionario violento. Il vero anabattismo vuole la separazione tra la chiesa, comunità santa, e l'ordine costituito nella società. Rifiutavano anche la cariche pubbliche per non trovarsi ad eseguire atti contrari alla coscienza cristiana. Lutero invece diceva: «Tu come cristiano devi servire la città: questo è più importante della tua coscienza». L'anabattismo fu distrutto. Fu questo il più grande martirologio della storia cristiana (dice lo storico Gastaldi). Nel '600 si ebbe il puritanesimo. (Il termine non si riferisce ad una virtù di purezza). Voleva “liberare la chiesa da quel che restava della farina papale”. Sono i Battisti e i Quaccheri. Affermavano: 1) Autonomia della comunità ecclesiale locale, senza bisogno di autorità superiore; 2) Libertà di coscienza. Lutero aveva detto: «La mia coscienza è prigioniera della Parola di Dio». Per i Quaccheri è libera e basta. Anche un po' il Concilio Vaticano II dice così. 3) L'autorità di Dio non passa più attraverso il re, ma attraverso il Parlamento. Nella rivoluzione inglese il re Carlo I viene decapitato, nel 1649. La prima grande rivoluzione. Il pietismo. (Il nome non viene dalla pietà). È un movimento che costruisce le grandi opere sociali protestanti. Dicevano: Lutero ha visto la giustificazione, noi cerchiamo la santificazione. Il “risveglio”: si tratta di fermenti, movimenti per riprendere vigore nella vita cristiana: il metodismo, fino ai pentecostali di oggi. Il protestantesimo ha eliminato il papato, ma non è riuscito a creare una struttura alternativa in grado di esprimere visibilmente l'universalità della chiesa (cattolicità vuol dire universalità). Può esistere una struttura che esprime la universalità? Sono nate chiese nazionali, come la chiesa anglicana, che non erano mai esistite. Le chiese d'Oriente sono nazionali. È una contraddizione con la cattolicità. Si può capire la chiesa in Inghilterra, non la chiesa di Inghilterra. Il rifiuto protestante del papato ha valorizzato le chiese locali. C'è una “cattolicità” spirituale, che non si traduce in un segno istituzionale. «Doni di Lutero alla chiesa» (papa Francesco) Immagino che dicendo questo a Lund papa Francesco abbia avuto tre motivi: 1) il grande amore di Lutero per la chiesa: per, e non contro! Fu un amore infinito. Lutero visita le parrocchie, trova un'ignoranza totale. Allora scrive i catechismi, vuole che la gente sappia ciò che crede. Vale la pena. 2) La chiesa è ripensata dalla periferia, cioè dai laici. Lutero ne parla bene, più di tutti. Ha spostato il cristiano tipo dal monaco al laico. Valorizza l'assemblea cristiana, la chiesa locale. 3) Come Lutero ha parlato della Parola di Dio! Nessuno ne ha parlato bene come lui! Clericalismo nel protestantesimo Il pastore ha una posizione centrale. Ma il laicato conta. Nella Tavola valdese ci sono più laici che pastori. I consigli pastorali cattolici sono consultivi, non deliberativi: il potere è del prete. I pastori protestanti sono laici. Il governo delle chiese protestanti è collegiale. Unità tra le chiese protestanti Le chiese luterane sono nazionali. C'è un collegamento federale. Il Consiglio ecumenico delle chiese è una rete federativa, che comprende anche le chiese ortodosse, ma non è una unità. Un giudizio valdese su papa Francesco La chiesa cattolica è una grande chiesa conservatrice. Ciò non è necessariamente sempre male. Ha capacità di discernere. È riuscita ad unire universalmente. Per ottenere questo ha pagato un prezzo altissimo. Unisce i cattolici, ma divide i cristiani: ortodossi e protestanti non riconoscono il papato. Teologicamente apprezzo poco o nulla. Il papato è una sfida per cercare l'unità, ma non è un modello. Francesco sta facendo qualcosa di radicale: “reinventa” il papato. Non si è mai visto prima, da 1.000 o 1.500 anni, da Gregorio Magno (papa dal 590 al 604). Francesco fa più che una riforma. Può cambiare tutto. Francesco non fa nulla del papato teologico tradizionale. Per noi protestanti il papato fino a Ratzinger non ci riguarda. È una tradizionale struttura politica imperiale. Roma è il mito di fondazione. I valdesi dicono: «Non è il successore di Pietro, ma di Costantino». Nessun impero fu così ecumenico come quello di Roma: rispettava le culture, le religioni, le lingue. Paolo scrive ai Romani in greco. Però, dovunque nell'impero si doveva chinare il capo davanti alla statua dell'imperatore, divinizzato. Era una persona sopra la legge. Analogamente, nessun concilio cattolico può mettere in discussione il papa. (a cura di Enrico Peyretti)
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