Alla fine la Lega non è riuscita a conquistare l’Emilia Romagna, la campagna elettorale forsennata e violenta di Salvini non ha fatto crollare la diga emiliana che gli impedisce di dilagare in Italia.
Due sono le ragioni di questa sconfitta. Innanzitutto il buon governo di Bonaccini che ha mantenuto la sua regione tra le più avanzate d’Europa. Poi il movimento delle sardine. Movimento ancora prepolitico, di opinione, che ha riempito le piazze, ma è fondamentale, perché col suo spirito moderato, inclusivo e il suo linguaggio non violento e non volgare ha, per contrasto, messo in piena luce la campagna d’odio, basata su istinti primordiali quali la paura, l’esclusione e il possesso della Lega. Questo ha motivato i molti sfiduciati di sinistra che ormai da parecchio tempo, sempre più numerosi, non vanno a votare (nelle precedenti elezioni in Emilia aveva votato poco più del 30% degli aventi diritto!) per schifo della politica dei partiti che vorrebbero rappresentarli. E ha fatto percepire loro il pericolo di un estremismo di destra al potere.
Non bisogna però farsi illusioni. È solo una boccata d’aria, un breve periodo di tempo guadagnato. Non basta solo la percezione della pericolosità della destra, occorre anche, come è avvenuto in Emilia, mettere in campo una politica in grado di affrontare i molti problemi del Paese ormai incancreniti. Primo tra tutti l’enorme e tendente alla crescita debito pubblico, con la conseguente massa di interessi passivi da pagare che assorbe una parte notevole delle imposte che dovrebbero invece essere impiegate per fornire servizi pubblici all’altezza dello sviluppo del Paese. Se vogliono avere ancora un peso significativo i partiti di centro-sinistra devono rinnovarsi profondamente e mettere al centro della loro azione l’interesse generale e non i personalismi, le loro beghe e i loro giochetti di potere, essere di nuovo centri di elaborazione di programmi e progetti politici, di formazione e selezione della classe dirigente. Ma questo (e sarebbe già molto) purtroppo non basta ancora, perché le chiavi per sciogliere i molti nodi che ci soffocano non sono tutte in mano nostra, ma anche dell’Unione europea e della finanza globale.
Non ci resta dunque che sperare che siano chiari anche a loro i danni che può provocare una destra così aggressiva, ottusa e priva di scrupoli, al potere in uno dei paesi fondatori dell’Unione europea e tra i primi dieci più industrializzati al mondo.
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