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 472 - DIALOGHI IMPOSSIBILI / 6: INCONTRO ONIRICO COL SEGRETARIO DI STATO

 

Roma, smantellata la curia!

 

Ho fatto un sogno in cui il sottoscritto (abbrev.: MP), come nei precedenti cinque dialoghi-interviste impossibili (nn. 420, 422, 428, 433 e 439 del foglio), incontra questa volta un segretario di Stato vaticano (abbrev.: SS).

Nei sogni non è sempre chiaro il volto dell'interlocutore: a volte mi sembrava l'attuale Parolin, a volte Bertone. Nel frattempo è successo il finimondo: Papa Francesco ha chiuso la banca del Vaticano (Ior), abolito la Sacra Rota, la congregazione per le cause dei santi, quella della dottrina della fede (ex sant'Uffizio), quella per la nomina dei vescovi (scelti in loco dal popolo di Dio) e altre: tutti dicasteri inutili (se non dannosi). La papolatria è finita. Francesco esercita il suo magistero (solo) tramite le encicliche, che scrive mentre fa il cappellano all'ospedale infantile Bambin Gesù per la gioia dei piccoli malati.

 

Vangelo, non diplomazia

SS: Ha visto che disastro; è stata smantellata la curia romana e tutte le nunziature (ambasciate) del Vaticano nel mondo; anche la segreteria di Stato è ridotta qui ad un piccolo ufficio di amministrazione burocratica, senza più il grande potere di prima.

MP: Eminenza, Papa Francesco sin dall'inizio ha mostrato coi gesti e coi discorsi (in particolare quelli a braccio) che l'intero suo ministero e magistero era rivolto non a ridare prestigio e grandiosità all'istituzione ecclesiastica, ma a conferire il primato al Vangelo nella vita della Chiesa. Con coerenza è passato dalle parole ai fatti.

SS: Ma noi non pensavamo che sarebbe arrivato a tanto; a parte le sue performances molto informali, Francesco ci appariva come fedele alla tradizione, tale da poter essere annoverato tra i conservatori in materia dottrinale. Invece questa è rottura con la tradizione, demolizione delle istituzioni cattoliche, sconfessione di un magistero plurisecolare: soprattutto a partire dall'Amoris laetitia è stata sconvolta la disciplina sull'indissolubilità del matrimonio e la vita ecclesiale dei coniugi divorziati. Infatti tutto è cominciato con la soppressione della Sacra Rota; così non abbiamo più alcun controllo-potere sul matrimonio (e sul sesso).

MP: La fine della Sacra Rota è sacrosanta, con tutti i suoi azzecca-garbugli per determinare se il matrimonio era stato legittimamente rato senza vizi in radice (ad es. era sufficiente dichiarare che nel momento della celebrazione ‒ e pure dopo ‒ si aveva la ferma intenzione di non volere figli ‒ assenza del bonum prolis ‒ per ottenere l'annullamento) e consumato (a volte era una questione di centimetri per determinare se ci fosse stata penetrazione o meno).

SS: Così però abbiamo definitivamente perso il potere sulle coscienze; già prima era in forte calo perché i fedeli non ci seguivano più nella morale sessuale, ma almeno tenevamo i (tanti) divorziati-risposati ancora in pugno... E comunque il grande sacramento indissolubile, istituito da Cristo a Cana, si è frantumato.

MP: Nella scuola di diplomazia vaticana (che lei ha fatto) evidentemente non ci sono corsi biblici. A Cana non è stato istituito alcun matrimonio; in Gv 2 le nozze sono un puro scenario per annunciare ben altro, senza comunque una trasformazione fisica dell'acqua in vino.

SS: Tanto i miracoli non ci servono più, poiché sono state abolite anche le cause dei santi, con una riduzione drastica di tutte le devozioni magico-misteriche.

MP: Proprio perché il Vangelo si è ripreso finalmente il primato nell'ispirare pensieri, sentimenti e azioni. Così d'ora in poi si venereranno solo i santi non canonizzati, gli sconosciuti e umili operai della vigna. E soprattutto sarà scongiurato l'obbrobrio che venga proclamato santo Pio IX, già beatificato nel 2000 da Giovanni Paolo II (il terzo millennio è cominciato in pompa magna...). Nella seconda metà del secolo scorso tirava un'altra aria con Giovanni XXIII (Francesco gli assomiglia molto) e il concilio. Si narra che Papa Roncalli abbia affermato: «Finché sarò papa io, non saranno proclamati nuovi dogmi. E se allora ci fossi stato io, non sarebbe stato proclamato nemmeno l'ultimo (Assunta) e... ‒ dopo una pausa di silenzio ‒ neppure il penultimo (Infallibilità)».

SS: Lei ha messo il dito nella piaga: proprio sui dogmi ci sarà un deleterio e caotico relativismo sull'orlo dell'eresia: come affermava Jacques Dupuis, anche le altre religioni (ad es. l'Islam) saranno considerate come possibili “vie di salvezza”. Così, senza più una chiara unicità della salvezza in Cristo, saremo definitivamente tagliati fuori dai centri di comando-controllo.

 

Il pasticcio di Bose

MP: Enzo Bianchi ha difeso e aiutato Dupuis; è forse questo uno dei motivi del suo “trasferimento”? Perché lei si è opposto tre anni fa al riconoscimento ufficiale del fondatore facendolo cardinale (sempre da laico)? Avrebbe percorso la penisola con l'autista a tener conferenze applaudite: risolvendo il caso alla vecchia maniera col «promoveatur ut amoveatur», tutti sarebbero stati soddisfatti senza polemiche e fratture dolorose. State perdendo colpi...: un esilio lacerante anziché una porpora risolutiva.

SS: La santa sede ha applicato la sua giurisdizione su ogni singolo credente cattolico.

MP: Ma a Bose ci sono anche i non-cattolici!

SS: Quisquilie ecumeniche! Gesù è stato chiaro per tutti i cristiani: «A te (Pietro) darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai (o scioglierai) sulla terra sarà legato (o sciolto) nei cieli» (Mt 16,19). Non per nulla continuò poi ad operare il (de)legato pontificio ad nutum sanctae sedis per incapsulare Bose nella congregazione dei religiosi (che però, ahimè, è stata smantellata).

MP: Dio sorride di fronte ai vostri latinismi secondo cui tutte le telecomunicazioni da e per il cielo passerebbero attraverso la santità del cupolone. Comunque Gesù non c'entra con quel passo, poiché Mt 16 è una costruzione letteraria della comunità giudeo-cristiana di Gerusalemme, elaborata probabilmente dopo la morte di Pietro.

SS: Sta insinuando che è una leggenda per acquisire potere?

MP: Sì, quel potere che voi avete enormemente ampliato sino a dotarlo dell'infallibilità (pontificia), e che Francesco giustamente ha ridimensionato. Già allora le chiese giovannee, facenti capo al «discepolo che Gesù amava» (che non è Giovanni di Zebedeo, l'apostolo fratello di Giacomo), non erano mica tanto d'accordo su questo strapotere della tradizione petrina fortemente istituzionalizzata dei 12. Francesco (una felice anomalia) è contemporaneamente Pietro e il discepolo che Gesù ama(va).

SS: In ogni caso non sono quelli di Bose che ci preoccupano, bensì il cessato controllo sull'episcopato: all'inizio col “discernimento” nelle designazioni, e poi del loro operato che deve avvenire nel massimo dell'ortodossia. Infatti non esiste più la congregazione per la nomina dei vescovi (la loro scelta è una faccenda molto seria e delicata; era l'unico vero potere che ci rimaneva), i quali vengono invece eletti nelle diocesi di appartenenza. Poi abbiamo la crisi delle vocazioni religiose, col rischio di rimanere senza guide sicure e allineate formatesi nei seminari. E i “viri probati” (preti sposati con famiglia, a cui Francesco ha dato il “via libera”) non sono affidabili, anzi, secondo il card. Sarah (con cui concordo) sono una catastrofe. Figuriamoci poi le prossime ordinazioni femminili: sarà disastroso che una donna col “pancione” presieda l'Eucarestia.

 

Cattolici romani, perché non obbedite a Pietro?

MP: Allora è una fortuna che non ci sia più nemmeno la congregazione per il culto e i sacramenti da lui diretta. Tuttavia un piccolo contributo alla crisi ve l'ha fornito Francesco: tutto il personale religioso della curia romana e delle nunziature è stato immesso nella pastorale, ossia inviato a sporcarsi le mani sul campo, a fare apostolato in mezzo alla gente più bisognosa, e non in signorili palazzi. Finalmente spenderanno le loro energie in una vita sacerdotale autentica; uno non diventa prete per andare a fare il nunzio in Messico e/o laurearsi in utroque iure (diritto canonico e civile). Voi avete in testa solo il diritto canonico, non il Vangelo; ha notato che in quello più antico (secondo Marco) non ricorre mai la parola legge (nomos)?

SS: Qui non si tratta tanto del diritto, poiché è saltata anche la congregazione per la dottrina della fede, a salvaguardia e difesa dell'ortodossia: c'era invece bisogno di quella roccaforte di sorveglianza perché le forze del maligno non prevalessero. «Non praevalebunt...» (Mt 16,18).

MP: E ridagli con quel passo presente solo in Matteo; ma facciamo finta che il «Tu es Petrus...» sia del Gesù storico: perché allora non obbedite al successore attuale di Pietro, costituito da Gesù come roccia della chiesa, quello che per voi è ancora di fatto il vicario di Cristo in terra, la voce di Dio? Che obbediscano tutti (in particolare i prelati) al Pietro italo-argentino, secondo voi scelto dallo Spirito Santo nel conclave!

SS: Perché è prevista anche la possibilità del papa eretico-scismatico; coloro che lo ritengono tale si spingono fino ai limiti di fomentare uno scisma o di farlo dimettere, in una comunità cristiana divisa tra porzioni che si oppongono, si detestano e si delegittimano. Si respira un'aria molto avvelenata.

MP: Lo so; in tale clima non si ascoltano o addirittura si contestano in modo sguaiato gli interventi dei vescovi e dei presbiteri che ricordano alla comunità cristiana la presenza del povero, del migrante, dello straniero, degli ultimi della società.

SS: Ma siamo cattolici romani innanzitutto, un corpo d'armata a difesa della cristianità per salvare il mondo, e non la San Vincenzo dei buonisti-pauperisti! Non vanno disprezzati i «cattolici del campanile», coerenti con l'identità culturale e la tradizione cristiana del nostro mondo euro-occidentale. Ci vuole compattezza e unanimità.

MP: Vuole dire che l'unità costantiniana è più importante della libertà dei figli di Dio?

SS: Sì, l'unità nella verità è più importante, ovviamente quella di santa romana chiesa; nel suo nome facemmo bene ad infliggere qualche batosta sia morale che fisica; che cos'era mai una frustatina, una torturatina a fronte delle fiamme eterne dell'inferno? Con qualche “bruciatura” previa abbiamo forse consentito loro di sfuggire al fuoco inestinguibile! Anche quel sanguinario di Pilato ha chiesto lumi a Gesù sulla verità (Gv 18,36-38).

MP: Sempre in tale brano Gesù dice anche: «Il mio regno non è di questo mondo», mentre voi vi siete ben piazzati in questo mondo a livello economico-politico-diplomatico, senza disdegnare Mammona. Se il divo Giulio non vi avesse avvisato in extremis su Sindona e Calvi, sareste andati in bancarotta, anziché cavarvela con un buco da 70-80 miliardi delle vecchie lire.

SS: Adesso però non siamo più piazzati finanziariamente, perché Francesco ha fatto piazza pulita... Un grosso guaio.

MP: Eminenza, un guaio per la religione borghese e la civiltà cattolica, che sono sempre in agguato nell'impedire l'ascolto delle parole di Gesù.

Mauro Pedrazzoli

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