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 473 - DETTI BREVI DI GESÙ / 1: IL DUPLICE SCHIAFFONE

 

Perché la guancia destra?

Iniziamo una rubrica sui “detti brevi” di Gesù: con tale dizione s'intendono non i grandi discorsi o le parabole lunghe ben articolate, bensì le brevi, secche e paradossali espressioni di Gesù a mo' di aforismi, proverbi, sentenze che si trovano sparse nei vangeli.

Alcune si trovano in tutti e tre i sinottici, come «chi vorrà salvare la propria vita, la perderà...» (Marco 8,34-38 e paralleli); altre solo in Marco e Matteo, come «chi vi darà da bere un bicchier d'acqua...» (Mc 9,41), più ampio in Mt 10,42: «anche solo un bicchiere di (bevanda) fresca».

Ma la maggioranza si trovano solo in Matteo e Luca, cioè i detti provenienti dalla Q (iniziale del tedesco Quelle, fonte), ossia dalla fonte dei detti di Gesù, che ovviamente non è mai stata rinvenuta, ma è il frutto di ponderate considerazioni logiche (che diluiremo nei vari articoli per non appesantirli con eccessivi tecnicismi). Come a scuola: se il compito in classe dell'alunno del primo banco risulta identico a quello dell'alunno dell'ultimo banco, e si può ragionevolmente escludere che abbiano “copiato” l'uno dall'altro, se ne deduce che entrambi hanno comunque pescato dalla medesima fonte (ad es. Internet). Così anche per Matteo e Luca.

 

La sberla più famosa

Cominciamo da quello più celebre: «Se uno ti schiaffeggia la guancia destra tua, tu porgigli anche l'altra» (Mt 5,39; Lc 6,29). Gesù prende spunto da situazioni concrete (schiaffoni, leggi-tribunali, persone indebitate, abbigliamento nei versetti seguenti al nostro) per poi “spararla grossa” lasciando di stucco l'uditore con la radicalità del suo messaggio. Secondo Jacques Dupont (che non cito poiché mi baso sulle sue lezioni romane degli anni 70; sono comunque reperibili in rete) il contenuto delle sentenze (anche di quelle che seguono sul mantello e il miglio, che tratteremo successivamente) è favorevole alla loro attribuzione a Gesù: vi si riconosce il suo ricorso alle immagini “colorate”, ma soprattutto l'audacia con cui usa formule provocatorie e il carattere radicale delle esigenze proposte ai suoi ascoltatori. La catechesi della chiesa primitiva si mostra più sfumata, anche perché tali paradossali (quasi assurde) richieste non hanno il carattere “più ragionevole” degli insegnamenti ad es. di Matteo 5,25 (accordo con l'avversario); 6,7s (preghiere prolisse); 6,25-34 (cibo, vestiti, uccelli, gigli).

È un passo universalmente conosciuto, anche se il suo significato non è del tutto chiaro, dato il genere paradossale. Se avesse solo voluto dire di non opporsi aggressivamente al malvagio, di non rispondere alla violenza con la violenza, avrebbe detto semplicemente ”guancia”. Invece dice “guancia destra”. Perché distinguere fra destra e sinistra? In Luca non c'è il termine “destra” poiché per lui (e pure per noi) privo di senso, non conoscendo il contesto palestinese rabbinico e giuridico.

 

Offese dimezzate

Infatti, a meno che uno non sia mancino, per colpire su tale guancia (destra), l'aggressore deve operare con un man-rovescio della mano destra (come ha osservato sempre J. Dupont); ora, ricercando nei testi dell'epoca è emerso che il man-rovescio era considerato un'offesa doppia dello schiaffo “normale” (sulla guancia sinistra del percosso), doppiamente ingiurioso a causa del disprezzo che manifestava. Si colpiva così uno di rango più basso; era un’umiliazione destinata ai presunti inferiori: schiavi, servi, stranieri, meteci... donne. Gesù parlava a povera gente che conosceva queste batoste. Era come dirgli: «Prova ancora. Io non ti riconosco il potere di umiliarmi. Sono pari a te. Tu non riesci ad offendere la mia dignità».

Dal punto di vista penale poi tra persone invece alla pari, se per il primo (man-rovescio) bisognava riparare pagando un indennizzo di 200 denari, per il secondo (schiaffo “normale”) solo di 100. Gesù invita a rispondere con l'altra guancia calando, ricadendo paradossalmente nella seconda opzione meno grave e ingiuriosa. Egli non esorta a “subire” nel senso di un atteggiamento incondizionatamente passivo/inattivo, come una certa vulgata che ha ridotto il cristiano a un inerme perseguitato sulla falsariga del Cristo sofferente della passione sottoposto in silenzio a ogni angheria (proprio il paradosso vieta un'interpretazione letterale). Gesù sollecita a “reagire” anche se in una forma inconsueta, col porgere l'altra guancia che fa dimezzare l'insulto nello spirito del diritto giudaico, e cerca di ridurre il suo potenziale offensivo.

Dupont richiama pure l'attenzione sull'assenza di terzi. «Non vi sono terze persone: Gesù non ci ha detto che cosa dobbiamo fare se lo schiaffo è dato a un nostro vicino, così come la storia raccontata nella parabola omonima non ci dice cosa avrebbe dovuto fare il buon Samaritano se fosse arrivato... mezz'ora prima, proprio nel momento in cui il viaggiatore era attaccato dai briganti. Doveva lasciar fare? Doveva mettersi di mezzo?».

Non va perciò esclusa la suddetta affermazione di dignità: ossia «contesto il tuo illegittimo potere di umiliarmi»; in termini odierni, protestare pacificamente sia a livello individuale (digiuno o altro), sia pubblico (manifestazioni non-violente). Riteniamo tuttavia che offrire l'altra guancia a chi ci ha percosso significhi in prima istanza (a livello personale) dimezzare le offese, fargli la tara, non considerarle così gravi come potevano essere apparse sùbito a caldo...(sto pensando a quelle con le parole che forse, preso dall'ira del momento, l'interlocutore non pensava veramente); comunque qui Gesù non invita a perdonare.

Incarnandolo nei nostri tempi, mi permetto di proseguire in un'interpretazione di stampo più socio-politico: il problema di oggi non sono tanto gli schiaffi (certo anche la violenza domestica), bensì gli armamenti. Ossia in generale la forza offensiva deve essere dimezzata (possibilmente più volte); le armi (la forma più distruttiva di “percussione”) non devono essere aumentate, elevate al quadrato (come di solito avviene), bensì ridotte al minimo indispensabile, in chiave esclusivamente difensiva e protettiva.

Mauro Pedrazzoli

(continua)

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