Chi ha vinto le elezioni del 20-21 settembre? Il covid-19 e l'Europa. O forse, meglio, l'Unione Europea attraverso il Covid. Al netto infatti della parzialità dell'elettorato coinvolto, nelle regioni e nei comuni in cui si è votato un duplice giudizio risulta abbastanza chiaro: il comportamento del Governo di fronte alla pandemia è stato giudicato accettabile (e non è un caso che abbia ottenuto riconoscimenti anche in campo internazionale) e le conseguenti misure decise dalla Commissione Europea sono state valutate positivamente. Non sfugga che, oltre a cospicui contributi a fondo perduto, per la prima volta viene emesso un debito garantito direttamente dall'Esecutivo di Bruxelles (Un "rubicone" che quasi certamente non consentirà ripensamenti in futuro).
Inaspettatamente abbiamo un discreto consolidamento della costruzione europea che solo qualche tempo fa sembrava addirittura in pericolo di sopravvivenza. In parallelo si evidenzia un primo, ancor timido, arretramento dei sovranismi nostrani, che si trovano con armi scariche e incominciano ad annoiare anche i loro simpatizzanti, con i consueti mantra, un po' usurati. Ne fa fede anche lo stanco dibattito parlamentare di questi mesi.
Si riconferma anche la netta contrapposizione tra destra e sinistra, ad onta di coloro che la volevano seppellire. Ed è proprio questo a mettere profondamente in crisi il movimento (postideologico?!) 5 Stelle e a rendere più difficile il cammino del governo, che ha come prossima tappa il "semestre bianco"(luglio 2021), raggiunto il quale non sarà più possibile lo scioglimento delle Camere fino all’elezione del nuovo Presidente della Repubblica. Gli altri partiti di governo non se la cavano male. Il Pd, che non viene penalizzato da una certa subalternità ai 5 Stelle, e Leu che vede premiata la sua lealtà alla maggioranza, oltre ad averci dato un eccellente ministro della Sanità.
Ora è però chiaro che il programma andrà accelerato a partire (solo per fare qualche esempio) dalla modifica dei decreti sicurezza, dalla ripresa del dibattito sullo ius culturae per l'acquisizione della cittadinanza, nonché dall'accurato impiego dei fondi europei.
Discorso a parte merita il risultato referendario che, al di là della confusione delle motivazioni, permette l'apertura ad altre modifiche costituzionali mirate, con la fine del bicameralismo paritario e una nuova centralità del Parlamento, adeguata tuttavia alla complessità del nostro tempo. È vero infatti che di decisionismo muore la democrazia, ma anche di "indecisionismo". Ne abbiamo avuto alcuni esempi in un non lontano passato e occorre non ripetere drammatici errori.
Sul quesito referendario la nostra redazione si è divisa, con una robusta maggioranza per il no, un paio di opzioni esplicite per il sì, mentre altri si sono astenuti o hanno preferito la scheda bianca. Il dibattito è stato breve ma intenso e costruttivo, confermando la polemica leale che caratterizza la nostra amicizia, al di là di ogni pericoloso unanimismo. Se diamo retta a Gianrico Carofiglio con il suo ultimo libro Della gentilezza e del coraggio abbiamo qualcosa di prezioso da conservare gelosamente.
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