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politica
Bobbio diceva: «Io ritengo che il politico di sinistra deve essere in qualche modo ispirato da ideali, mentre il politico di destra basta che sia ispirato da interessi: ecco la differenza» (1985). «La differenza è fra chi prova un senso di sofferenza di fronte alle disuguaglianze e chi invece non lo prova e ritiene, in sostanza, che al contrario esse producano benessere e quindi debbano essere sostenute. In questa contrapposizione vedo il nucleo fondamentale di ciò che è sinistra e di ciò che è destra» (1994). «Sarei tentato di dire che la distinzione va al di là delle semplici idee politiche, è un elemento quasi antropologico» (1994). La differenza non è contingente, ma permanente nella storia umana, nel mutare delle forme sociali. Insoddisfatti o rassegnati Non è principalmente questione di collocazione sociale, di classe, di reddito, di cultura. Riguarda l'etica umana e non la meccanica delle forze quantitative nell'agone politico, né l'alternativa tra conservazione e riforma, progresso. È la tensione morale e attivamente politica verso la realizzazione del «pieno sviluppo della persona umana» (art. 3 Costituzione italiana) in tutti, quindi anzitutto negli impediti. È un'idea sempre davanti al cammino umano, più avanti. Non è la differenza tra buoni e cattivi, ma tra insoddisfatti a sinistra e rassegnati a destra, tra speranza e fiducia a sinistra, e scetticismo sull'evoluzione umana a destra. È la differenza tra chi, a sinistra, rifiuta la legge della forza, e chi, a destra, sottomette le persone alle diseguaglianze di forza. La sinistra è giustizia perché vi sia libertà comune, e non quella di libere volpi fra libere galline. La sinistra non è la storia delle rivoluzioni violente, o delle utopie irresponsabili, che hanno deformato o vanificato l'idea-guida di una umanità in incessante umanizzazione. È stupido citare il libro nero di Stalin per condannare la sinistra: sarebbe come confondere il Grande Inquisitore con Gesù, suo prigioniero. La sinistra nell'agire storico – nella persona di ciascuno, come nella società umana – è l'umanità aperta al possibile, che è più del reale, che la realtà invoca. Sinistra è trasformare, e non solo gestire, la nostra umanità vissuta insieme. È l'idea, e non la forza, che determina l'azione. Quale idea e quale modello di umanità guida una politica? Ciò conta più delle quantità, delle alleanze, delle vittorie: se un obiettivo è davvero umano, se è più umano, emergerà nel cammino storico umano. La fecondità vale più dei risultati: questi passano, la fecondità rimane. Sinistra è umanesimo compartecipato da tutti: nessuno ne sia lasciato fuori! Umanesimo è coscienza irrinunciabile del mistero drammatico nel centro delle persone umane. La cultura dei diritti umani, già nelle sapienze antiche, emersa per riscatto dalle violenze disumane del Novecento, chiede a ciascun cittadino del mondo la coscienza della propria invendibile dignità, e lo stesso dovere verso ogni altro umano. Il tuo diritto è difeso dal mio dovere verso di te, e così sono difeso io, non dalla mia forza, ma dal tuo sentito riconoscimento. Non c'è democrazia dei diritti umani senza la coscienza socialista, della sinistra che cerca la propria autenticità. Socialismo dei soci-fratelli Socialismo non è questo o quel regime, o movimento, o partito: è la coscienza profonda che siamo soci e non rivali; che la convivenza non è una gara a scavalcarci, ma una collaborazione impegnata per tutti; che la differenza non è l'occasione per sopraffare, ma per condividere. E non solo soci in una impresa produttiva, ma fratelli per origine e destino, e attivamente amici (la Fratelli tutti parla ripetutamente di «amicizia sociale», senza la quale non si vive: nn. 2, 6, 94, 99, 106, 142, 154, 180, 198ss, 233, 245 ecc.). La sinistra è fiducia nell'umanità. Non si fa vincere dallo spettacolo enorme della sopraffazione e della violenza, non è rassegnata al male. Anche quando non afferma la fede in un Bene vivente, solitamente chiamato Dio, ha questa fede fondamentale. Infatti non soggiace alla fede nella forza, che la forza stessa impone alle coscienze violentate. Perciò sinistra è libertà, non degli egoismi, ma delle coscienze che obiettano alla forza stabilita. La sinistra è atea del dio violento. Dicendo no, nella mente e nell'azione, a ciò che nega il bene umano, dichiara fede nel Bene. Negando il negativo (non-uccidere; non-violenza; il negativo è l'uccidere, la violenza) fa una immensa affermazione, cioè afferma che il bene è radicale (Hannah Arendt) e non il male (come dice Kant, in linea con il dogma agostiniano, ma non biblico, del peccato originale, radicale). Il male non è ineliminabile, non è metafisico, con esso non c'è da venire a patti e meno che mai possiamo usarlo come arma. La sinistra, cioè il socialismo degli umani-soci-fratelli, è una fede attiva e impegnativa. Si può e si deve essere umani, e lo saremo. Intanto, vediamo: nella realtà di questo momento i vaccini anti-covid devono essere disponibili per tutti i popoli, anche quelli che non possono pagare, perché la vita di ognuno e di tutti è al di sopra del commercio speculativo, e farne commercio è delitto. La sinistra non accetta il «nazionalismo vaccinale» che crea nuove diseguaglianze, approfittando delle precedenti (cfr. Lucia Capuzzi, «Avvenire» del 14 marzo 2021 e intervista a Ugo Pagano, «il manifesto» dello stesso giorno). La vita non è una gara Non basta alla sinistra assicurare uguali punti di partenza, come se poi la vita sociale dovesse essere gara e non collaborazione, come se la società fosse una pista che decide i primi e gli ultimi. Un esploratore, in una tribù africana, promise un premio a chi, in un gruppo di bambini, sarebbe arrivato primo nella corsa: i sapienti e civili bambini corsero tutti alla pari per dividersi il premio. La competizione frutta buoni risultati se è collaborativa e non eliminatoria, come l'evoluzione delle specie si scopre oggi che avviene nella collaborazione e non nella selezione: soci nel vivere e non rivali. La sinistra oggi è cultura, lettura dell'umano in difesa dell'umano. Ricchissime fondazioni Usa, finanziate dai grandi capitalisti vogliono convincerci che non esistono sfruttatori e sfruttati, ma solo «imprenditori di se stessi», che siano miliardari o profughi a Lampedusa: questa è la predicazione di destra (denuncia Marco D'Eramo in Dominio, Feltrinelli). Al contrario, la sinistra è cultura dell'umanesimo universale, della Regola d'oro, della reciprocità, presente in tutte le civiltà umane di ogni tempo e latitudine; è il sentire del Samaritano che soffre nelle proprie viscere le ferite dell'uomo aggredito; è il pensiero confuciano per cui il sentimento dell'umanità, ren zhi xin, si esprime nel «non poter sopportare le sofferenze altrui» (P. C. Bori, Per un percorso etico tra culture, Carocci 2003, pp. 58-60). La cultura di sinistra valuta il lavoro, ogni lavoro, non solo come mezzo e necessità per vivere, ma come dimensione essenziale della persona umana, espressione libera e creativa. Lo sfruttamento del lavoro, ad ogni livello e grado, è atto disumano, che la politica deve impedire, come impedisce la delinquenza. La difesa dell'ambiente dallo sfruttamento e le riforme radicali per uscire da una economia distruttiva, sono nel centro della politica umanistica di sinistra. Passione come amore e come sofferenza La vita armata è intollerabilmente di destra, produce dolore di massa e crudele vantaggio di pochissimi. È tirannia odiosa, anche dove il popolo elegge il governo. La sinistra non vuole la vita armata. Le istituzioni armate sono sopraffazione strutturale. La mano armata è assoluta diseguale pre-potenza sulla vita disarmata. Negli Usa ci sono 393 milioni di armi per 328 milioni di cittadini. L'arma offende l'umanità anche prima di sparare: «La persona minacciata è ridotta a cosa» (Simone Weil). In un mondo armato noi siamo cose. L'arma uccide con facilità vergognosa. La volontà politica di una sinistra viva vuole che siano distrutte e vietate le armi che causano guerre per consumare nel sangue umano gli investimenti finanziari folli e criminali. Altri punti qualificanti, oggi in Italia, dimostrerebbero che la sinistra c'è se c'è un ideale di giustizia: una riforma fiscale fortemente progressiva; imposta di successione pure progressiva per patrimoni superiori; reddito sufficiente per tutti; ius loci et culturae; forte richiesta di riforma europea dell'immigrazione; primato della scuola a difesa dei giovani dalla corruzione consumistica; pubblicizzazione della sanità e suo rafforzamento sul territorio; forte investimento prioritario nelle infrastrutture nel Sud; scelta per un'Europa più integrata e politica, anche a scapito del legame atlantico. La sinistra è passione, nel duplice senso, di amore e di sofferenza. Ma è la passione il carburante e l'alimentazione dell'intelligenza e dell'azione degnamente umana. Se non c'è ora la vita giusta, c'è la passione, che ne è la madre feconda. Enrico Peyretti
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