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il foglio-lettere
Con Aldo abbiamo passato insieme tanti anni, entrambi insegnanti di filosofia all'Istituto magistrale Gramsci, con stima reciproca e una vera e profonda amicizia, qualche volta prolungata nella sua bella vigna a Cremolino, a bere il dolcetto con i nostri colleghi di una comunità scolastica viva e operosa negli anni settanta e ottanta. |
Anche dopo il mio trasferimento al Liceo Gobetti e dopo il pensionamento non ci siamo persi di vista. Venne al Centro Gobetti a parlarci di "teologia narrativa" nel seminario sul tema del male promosso nel 1994 da Enrico Peyretti e dal foglio. Aveva lasciato a casa gli appunti e io ero preoccupato ma lui disse che era meglio: sarebbe stato più liberamente comunicativo, e infatti fu così. Mi ricordo che nel 2009 discusse con Maurilio Guasco, Ugo Perone e Paolo Ribet, alla Casa Valdese di Corso Vittorio Emanuele, il suo libro L'avventura della Parola. Volti e voci del profetismo biblico, uscito da Effatà. Qualche volta gli chiedevo perché, date le sue posizioni molto critiche nei confronti delle gerarchie cattoliche, non aderisse a una chiesa riformata, ma lui scuoteva la testa e diceva che le appartenenze contrapposte avevano fatto il loro tempo.
Nelle ultime mail che ci siamo scambiati, il 19 novembre 2019 mi allegava un suo testo profondo su vita, morte, accanimento terapeutico, eutanasia. Alla fine riportava qualche citazione, tra cui questa di Tolstoj: «Noi moriamo davvero per sempre, solo quando non riusciamo a mettere radici negli altri». Ma lui le radici le aveva messe nei tanti che come me ora rimpiangono la perdita di un amico.
Cesare Pianciola
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