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etica
Gandhi non fu solo un santone nonviolento, un "fachiro seminudo" (per Churchill), un "idealista pratico", come diceva di sé; non fu solo l'animatore della coscienza e dignità del popolo indiano, e poi di altri. |
Fu anche un filosofo, cercatore della sapienza, quindi un pensatore attivo e creativo della buona convivenza umana. In Gandhi avvenne un transito evolutivo possibile, nella politica, dal "principio di potere" alla verità dell'amore per la realtà. Questo libro è la filosofia di Gandhi, letta da un filosofo che sa leggere le trasformazioni profonde, come Roberto Mancini. Egli ci presenta nelle sue maggiori articolazioni il pensiero operante di Gandhi, indagato su fonti ampie, dimostrate dalla veramente abbondante bibliografia.
Nell'Epilogo del libro Mancini richiama i sistemi che regolano la politica: il codice Hobbes (il potere è la passione fondamentale di tutta l'umanità), il codice Mandeville (il potere è diventato sistema onnicomprensivo, inglobante), e li confronta con il codice Gandhi: egli ha reso obsoleta la lingua del potere, cominciando a parlare la lingua che nasce dall'esperienza della verità. Per lui l'autorità è la qualità di chi promuove lo sviluppo delle persone e del bene comune, l'integrità è il superamento delle scissioni nelle persone, la trasformazione etica e democratica è quando la convivenza prende forma diversa da quella del potere. È notevole che, mentre le virtù morali e civili sono oggi all'incirca quelle classiche, in politica, da Machiavelli in poi, virtù è considerata qualsiasi abilità a prendere e mantenere, di fatto, il potere. La forza è equiparata al giusto. Oppure ‒ direi ‒ non c'è più giusto, ma solo forza: il fatto è il valore, quindi non c'è più valore a regola dei fatti.
Gandhi mostra come la prerogativa umana è l’indipendenza come libertà dal male, e l'autogoverno come adesione alla verità dell'amore. Nel codice Gandhi il metodo è il dialogo, il prendersi cura, la partecipazione, la giustizia risanatrice, l'amministrazione fiduciaria: non conquistare il potere, ma coltivare le possibilità di vita buona. Alternativa alla forza del potere è la forza, fragile e irriducibile, dell'umano. Il potere occupa il vuoto lasciato dalla mancata fioritura dell'umano. L'individualismo tende al potere, l'anima alla comunione con la verità e con ogni vivente. Non possiamo dimostrare Dio o l'amore-verità con cui Gandhi ha dialogato, ma neppure possiamo concludere che nulla è tra noi se non il potere. La "prova" paradossale è che, nonostante la potenza del male, persiste il mondo e la ricerca del suo significato: «Percepisco che vi è una forza vivente che tiene tutto assieme. Questa forza o spirito informatore è Dio. Poiché niente altro di quello che vedo semplicemente coi sensi può persistere o persisterà, Egli solo è. E questa forza è benevola o malevola? La vedo esclusivamente benevola, perché vedo che in mezzo alla morte persiste la vita, in mezzo alla menzogna persiste la verità, in mezzo alle tenebre persiste la luce». (Gandhi, Antiche come le montagne, Edizioni di Comunità 1965, p. 100). «La forza dell'amore, dell'anima o della verità sono la stessa cosa. Abbiamo prove dell'azione di questa forza in ogni momento. Se non ci fosse questa forza l'universo scomparirebbe». «L'unica prova possibile della verità è nella trasformazione della persona che ad essa aderisce».
Non è trionfalismo né idealizzazione. Gandhi conosce con lucidità e benevolenza, e anche umorismo, la debolezza umana. Vede il paradosso per cui, di fronte alla rinuncia umana alla propria dignità, persiste la vicinanza della verità invisibile e disarmata. È importante l'educazione dei piccoli alla bellezza della nonviolenza. Finché politica ed economia sono vincere sugli altri, si lacera il tessuto della vita. Si tratta di vincere sé stessi, l'esistere per sé, e quindi di custodire tutti i valori viventi. La storia ha senso come divenire solidale della comunità umana e della natura.
La competitività lacera l'umanità fino alla sua eliminazione. Noi, dopo Gandhi, lo vediamo. Se è la lotta per il potere che modella economia e politica, il risultato è la disgregazione. La chiave del futuro è la generatività che inaugura dinamiche di vita armonica.
Enrico Peyretti
Roberto Mancini, Gandhi. Al di là del principio di potere, Feltrinelli 2021.
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