Dunque, è al governo in Italia la destra-destra. È una parte reale dell'Italia, che esiste, è sempre esistita lungo la storia della Repubblica, e questa volta, anche per un sistema elettorale deformante, e per la diserzione degli indifferenti e dei troppo sfiduciati, si è affermata.
Quale spirito rappresenta questa destra? Specialmente nei tempi incerti, la tradizione, anzitutto in forma retorica, dà sicurezza. I tempi veloci della società tecnologica, liberista a tutti i livelli, dall'economico al sessuale, può galvanizzare, ma anche inoculare incertezza, paura di questo futuro arrembante, corto e improvviso, senza prospettive lunghe, senza orizzonti. Si aggiunga, tutto insieme, pandemia, guerra, paura climatica, crisi psicologiche. La destra non ha formule migliori di altri, non ha cultura e competenze più rassicuranti, ma neppure gli altri danno molta sicurezza, e l'incertezza profonda, angosciante, gioca a favore di chi propone: «Cambiate pilota, fate fare a noi, ricordate chi siamo, le nostre tradizioni più sicure, i nostri valori, vi assicuriamo da invasioni e avventure spericolate. Anche la religione tradizionale, chiara, è con noi, non deve proporvi ricerche nuove. Altre culture non valgono la nostra, superiore. La nostra identità ci rassicura, e noi la difendiamo. Ci sono novità che la snaturano: gender, pluralismo culturale, internazionalismo. Avrete con noi modernità e stabilità, non confusione e violenza, combatteremo con efficacia la criminalità. Affermiamo la sovranità nazionale». La verità ideale, nel pensiero di destra, non è poliedrica, ma compatta e certa. Ci sono valori non negoziabili, non componibili.
L'Italia è chiamata soprattutto «nazione», cioè quello che siamo per nascita: fisiologia più che convivenza. E dunque «patria» piuttosto che popolo. La parola popolo dice l'aggregazione attuale, con gli stessi problemi e risorse. Il cittadino, a destra, è chiamato piuttosto «patriota», quando invece viene da «città» (polis), e dice la pluralità, la convivenza di varietà individuali naturali e culturali, ciò che costituisce l'arte e l'etica della politica: vivere tanti insieme. La pace interna e vicinale, è solida quando rispetta il pluralismo, ed è «convivialità delle differenze» (Tonino Bello, vescovo).
Se l'accento ideologico è sull'omogeneità, dal nazionalismo nasce la sovranità: «superiorem non recognoscens». Storicamente è stata anche fattore di libertà, ma nel mondo ormai unificato materialmente, e bisognoso di un cosmopolitismo democratico, dei diritti umani universali, «la sovranità è belligena» (Antonio Papisca), spezza e contrappone, e si impoverisce umanamente.
La democrazia «può anche suicidarsi» (Bobbio): la regola della maggioranza va rispettata, ma la maggioranza può sbagliare, e persino farsi oppressiva: De Toqueville mette in guardia dalla «tirannia della maggioranza», perché la democrazia umanistica tutela le minoranze di ogni genere, a garanzia della correggibilità di ogni sistema.
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