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chiesa
486 - Non soppor(av)o i salmi |
La preghiera di poveri cristiani
Io non sopportavo i salmi (come anche, alla fine, un bravo biblista, don Giovanni Giorgis, 1925-2015). Così nazionali, così giustizieri, così contrattualisti con la forza di Dio. Poi, una sera, poche parole scambiate con Carmine Di Sante (il maggiore interprete della teologia nuova di Armido Rizzi), mi hanno fatto capire di più: sono la preghiera, a volte scomposta, qualche volta lirica, dei poveri, dei poveracci. |
Puoi pretendere la compostezza dai disgraziati? Per questo mi sono messo a rileggerli, al mattino, e a scrivere, per ognuno, uno al giorno, qualche nota immediata, come mi viene con la sensibilità di oggi, con rispetto, ma non troppo. Sono a buon punto, oltre i due terzi.
Povera preghiera di poveri cristiani, i salmi. Certo, preghiera ebraica ma anche universale. Pochi libri della Bibbia ebraica sono stati ripresi, riletti, ripetuti e fatti propri dai cristiani, e anche da poeti, come i salmi. Questi sono l'unico libro di tutta la Bibbia che sia fatto tutto e solo di preghiere, di parole rivolte a Dio. Non parla Dio, parla l'uomo a Dio. Bibbia umana, molto umana. Sono suppliche, invocazioni talora disperate, sono litanie di lodi e inni di ringraziamento, sono scosse per svegliare Dio che sembra addormentato e dimentico, o persino traditore della sua alleanza e della promessa al suo popolo, sono improperi e maledizioni verso i nemici, verso gli altri popoli in contese territoriali o religiose con Israele, sono vanto di nazionalismo religioso, sono condanne dei peccatori che offendono e indignano il pio ebreo, sono umili pentimenti e domande di misericordia. A volte sono silenziosi ascolti di un'altra voce sottile: «Un linguaggio a me ignoto io sento» (nel salmo 81, traduzione di Turoldo).
Questo e anche altro, mi pare, sono i salmi, non del tutto preghiera cristiana matura, eppure i cristiani da sempre li recitano, li cantano, li biascicano, per dovere rituale o per rifugio spirituale, per dare voce al cuore che geme oppure esulta e non trova le parole per dirlo. Ecco, i salmi sono comunque un prontuario disponibile per chi cerca di pregare. I poveri cristiani, peccatori o poco pii, dopo le preghiere infantili forse memorizzate una volta (oggi sempre meno), se si accostano ai riti di chiesa, si trovano in bocca questo suggerimento antico quasi come il mondo. Tutto sommato, i salmi sono una povera preghiera, qua e là persino sgangherata, da sembrarci indegna, eppure utile, di aiuto, di instradamento, visionaria e poetica, che contiene luci anche sotto i temporali, per noi poveri cristiani. Del resto, pregare è sempre imparare a pregare, dunque ascoltare chi ha pregato. È soprattutto Dio che prega, nonostante i fiumi di chiacchierona preghiera umana: lui prega noi, anche lui povero bisognoso, innamorato dell'umanità, spesso deluso.
e. p.
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