il foglio 
Mappa | 43 utenti on line


 Login
   
    
 Ricordati di me

  menu
 ::  editoriali
 ::  bibbia
 ::  chiesa
 ::  documenti
 ::  etica
 ::  filosofia
 ::  il foglio-lettere
 ::  mondo
 ::  pace-nonviolenza
 ::  poesia
 ::  politica
 ::  recensioni
 ::  scienza
 ::  società
 ::  storia
 ::  teologia
 ::  zibaldone
 :: home
 :: indici analitici
 :: solo online

 Ricerca
  

 in libreria

Enrico Peyretti

Il diritto di non uccidere

IL MARGINE


Conversazioni di

Giuseppe Barbaglio e

Aldo Bodrato

QUALE STORIA A  PARTIRE DA GESU'?

ESODO Sevitium


Aldo Bodrato

L'avventura della Parola

Affatà Editrice


Enrico Peyretti

Dialoghi con Nortberto Bobbio 

Claudiana


Enrico Peyretti

Il bene della pace. La via della nonviolenza

Cittadella


Enrico Peyretti

Elogio della gratitudine

Cittadella


  bibbia
 498 - MARIA MADDALENA E L'ALTRA MARIA AL SEPOLCRO

 

L'apparizione più tenera

La tradizione sinottica è concorde nel ritenere che più donne si siano recate al sepolcro: due in Mt, mentre in Mc sono almeno tre, e ben di più in Luca a cui si aggiungono pure le donne provenienti dalla Galilea (Lc 23,55-24,1.10). Questo ha una notevole importanza, poiché l'annuncio angelico della resurrezione è stato dato in primis e solo a più donne.

 

Le leggere varianti sul loro numero e i nomi (Salome in Mc 16,1, Giovanna in Lc) non offuscano il dato, anzi lo rafforzano! Significa che più tradizioni, provenienti da fonti diverse, concordano sul fatto che le donne siano le prime testimoni della resurrezione, quindi apostole anch'esse. Hanno frequentato Gesù e, oltre alla resurrezione, sono pure testimoni oculari della crocifissione-morte, mentre invece...i maschietti erano fuggiti; in Mc 15,40s osservano correttamente da lontano poiché le donne non potevano stare vicino ai condannati: più apostole di così...

 

Giovanni dipende da Matteo

Nel nostro testo l'apparizione di Gv 20,1-18 è solo a Maria Maddalena. Ci sono tuttavia parecchi plurali sospetti: il «non sappiamo dove l'hanno posto» in 20,2, ripetuto in alcuni manoscritti di 20,13, e pure in due codici nella conclusione di 20,18: «abbiamo [anziché ho] visto il Signore». Come mai se nel nostro stadio finale si tratta di una donna sola? Ma i copisti trascrivevano meccanicamente con una conoscenza spesso (assai) superficiale del greco; molto probabilmente in 20,18 non hanno prestato attenzione, o peggio ancora non hanno riconosciuto la prima persona plurale [eôrakamen, vidimus] lasciando inalterato lo stridore precedente [“beata ignoranza” perché ci apre una breccia sullo stato iniziale-pregresso del brano]. Traspare infatti in origine il cammino di almeno due donne anche in Gv; d'altronde è improbabile che una donna da sola si sia recata al sepolcro «quand'era ancora buio» (Gv 20,1): tanto che gli è stato premesso, a scanso di equivoci, «di buon mattino» (prôi), che è sicuramente un'aggiunta (infatti manca in 4 manoscritti) per rendere la cosa più plausibile (ma non troppo) all'alba.

Dato che il quarto vangelo conosce certamente il vangelo di Matteo, entrambi sorti e sviluppatisi in Siria, optiamo per le due donne di Matteo anche nel quarto vangelo primigenio: Maria Maddalena e l'altra Maria (Mt 28,1ss), che erano già in coppia davanti al sepolcro in Mt 27,61. Leggiamo infatti in Mt 4,24 che «la fama di Gesù si sparse per tutta la Siria» (sic), dalla quale, da Nord-est, Matteo vede la Palestina localizzando in 19,1 la Giudea «al di là del Giordano» [se uno scrive che Torino è al di là delle Alpi, significa che si trova in Francia o Svizzera, non in Italia o in Piemonte]. Mentre tutti i restanti autori del NT usano il verbo upsoô nel senso consueto e magnificante di “innalzar(si)” (ad es. «chi si umilia sarà esaltato»), il quarto vangelo per tre volte (Gv 3,14; 8,28; 12,32-34) lo utilizza solo in un significato ben diverso, nel quadro dell'Asia minore attestato unicamente nel Nord della Siria dove l'espressione “essere innalzato” significava tout court senza equivoci “essere crocefisso”.

Ci preme sottolineare la dipendenza di Giovanni da Matteo, spazialmente vicini in Siria, massimamente evidente nel processo in Gv 18,12-28: qui in origine il sommo sacerdote di quell'anno era Anna, nel cui cortile si svolge l'interrogatorio. Ma il redattore legge in Mt 26,3.57 che il sommo sacerdote era invece Caifa [lo può apprendere solo da Matteo poiché Mc e Lc non riportano il nome del sommo sacerdote], per cui corregge il suo predecessore (in corsivo le aggiunte correttive): «lo condussero prima da Anna: egli era infatti suocero di Caifa, che era sommo sacerdote in quell'anno» (18,13). Mentre la stessa correzione in Gv 11,49.51 è indolore [come in 18,40 il recupero...al volo di Barabba ignorato dal suo predecessore], qui invece spacca il racconto poiché il processo avviene sempre e comunque incredibilmente da Anna (il suocero che non è più sommo sacerdote), e in maniera assurda tutto si svolge col sommo sacerdote Caifa assente!! Ciò è chiaro in Gv 18,24 in cui Anna, finito il processo, manda Gesù legato da Caifa (una capatina dal delfino per decenza familiare). Che pasticcio pur di adeguarsi a Matteo! Tanto che un codice siriaco (assieme a Cirillo di Alessandria) saggiamente sistema le cose anticipando il v. 24 (l'invio a Caifa) a dopo il v. 13: così l'intero processo con molta più logica si svolge in pianta stabile a casa di Caifa.

 

Maddalena è rientrata a casa

Che in quell'anno il sommo sacerdote fosse Anna o Caifa è in sé del tutto irrilevante, ma ci è servito per dimostrare la dipendenza di Gv da Mt, in particolare per le donne al sepolcro. Infatti in Mt e Gv nella tomba ci sono angeli, e non uomini più o meno giovani come in Mc e Lc; e soprattutto concordano nel dato che le donne vadano al sepolcro per cordoglio, e non per ungere o imbalsamare Gesù in maniera assurda con la tomba chiusa come negli altri due sinottici. Anche stilisticamente fra gli evangelisti solo Matteo e Giovanni usano l'avverbio temporale arti [(fino a, per) ora], e soprattutto solo loro evidenziano la fratellanza di Gesù [«annunciate ai miei fratelli...» in Mt 28,10 (25,40) e Gv 20,17: altra analogia fra Mt e Gv, assente in Mc e Lc].  

Quindi il Gv originario si è intersecato con Matteo in una sequenza molto lineare saltando dal 20,1 all'11b senza ancora la corsa dei due discepoli in Gv 20,2-11a, e omettendo (giustamente perché semi-leggendaria) la polemica matteana sulla diceria delle guardie; forse spostando solo il loro stramazzare a terra (Mt 28,4) a durante la cattura (Gv 18,5s) per evidenziare il pregnante “Io sono” di Gesù. Infatti Gv nella Passione può omettere certe cose di Matteo (bacio di Giuda), può aggiungere (la scritta sulla croce in tre lingue con la richiesta di rettifica a Pilato), ma ben difficilmente lo contraddice.

Infatti l'aggiunta più consistente del redattore (della seconda edizione del quarto vangelo scritta intorno al 140 d. C.) è la suddetta corsa dei due discepoli; per inserirla fa rientrare Maddalena (Gv 20,2) ad avvisarli della tomba vuota. Le sue intenzioni sono valide: introduce la testimonianza fidata di due uomini (perché quella delle donne giuridicamente non valeva), per di più due apostoli reggitori di chiese che attestarono per primi la tomba vuota. Maria si china solo verso il sepolcro senza propriamente entrare, mentre i due discepoli vedono bene le bende per terra (sempre Pietro, nella sua corsa solitaria di Lc 24,12 vede anch'egli solo bende) e il sudario del capo piegato a parte: nel IV vangelo non c'è nessuna sindone-lenzuolo. Cerca di sanare il conflitto tra Pietro (alias le comunità di stampo petrino) e il discepolo prediletto (alias le comunità giovannee) che erano sull'orlo dello scisma, mentre qui corrono, vedono e credono insieme.

Ma così in parte sconvolge il racconto: i discepoli hanno trovato la tomba vuota, mentre Maria vede...angeli (più pieno di mistero se seguiamo il Sinaitico e il Palatino in cui è assente il “due”); chi scrive Gv 20,12 pensa che gli angeli fossero già lì in attesa di annunciare a chi veniva il miracolo. Nessun autore, in coda al 7-10, scrive il 12 senza motivarlo; e non si sa da dove Maria sbuchi di nuovo alla tomba dopo che se n'era andata (v. 2). Sarebbe potuta ritornare coi due discepoli, ma ciò non viene detto. Un pasticcio (pure questo “benedetto”) che rende chiara l'inserzione postuma, anche perché quando si ricongiunge nel v. 11 al racconto precedente ripete (...grazie a Dio smascherandosi) in modo maldestro due volte il pianto e l'affacciarsi al sepolcro: «Maria invece stava all'esterno...», ma dice solo Maria (senza Maddalena, la quale nei vangeli è sempre indicata col doppio nome). Per questo nella nuova sceneggiatura ipotizzo che sia l'altra Maria ad essere rimasta al sepolcro, con Maddalena rincasata.

 

Maestro mio caro

Sempre sulla falsariga del testo base-canovaccio di Matteo (28,8-10) a quella degli angeli segue l'apparizione diretta di Gesù (altra analogia Mt-Gv, assente in Mc-Lc), con l'estatico riconoscimento fra Maria e Gesù. Era difficile escogitare qualcosa di più bello e commovente che il reciproco chiamarsi per nome per evidenziare il loro vissuto estetico-esistenziale, nell'unica apparizione narrata ad una persona singola: una donna! Gesù la chiama Maria, ed ella Rabbunì (un intensivo di Rabbi), quindi maestro mio, o maestro caro. Si suppone (come esplicitato da una decina di manoscritti) che gli sia corsa incontro per abbracciarlo teneramente, ma Gesù la ferma: «Non mi toccare perché non sono ancora salito al Padre» (Gv 20,17), una frase priva di senso; la versione Cei se la cava con «Non mi trattenere», suggerendo quasi “in quanto sto per o devo salire al Padre”. Ma è tirata per i capelli perché negli altri passi evangelici non esistono preclusioni al toccare Cristo: in Mt 28,9 le “pie donne” «prendono i piedi» di Gesù, addirittura in Lc 24,39 Gesù è perentorio col “palpatemi”, e in Gv 20,27 invita Tommaso a mettere il dito-mano nel costato, concludendo con le sue ultime bellissime parole nel vangelo originario...un pensierino per noi: «Beati quelli che pur non avendo visto crederanno».

Quindi a mio parere la frase in origine era al positivo con un senso perfetto e compiuto: «Abbracciami pure, perché non sono ancora salito al Padre». Ossia gli è volata al collo! È stata girata al negativo (in barba al senso) perché considerata disdicevole l'intimità fra Gesù e una donna.

Con una analogia...astronautica (le nostre sonde non partono sparate per la Luna o per Marte ma vanno sempre prima in orbita terrestre), il Risorto è infatti in una specie di orbita di parcheggio prima di salire al Padre, durante il quale si alimenta (sic), mangiando pesce come in Lc 24,41ss e in Gv 21,4ss in una scena quasi comica da urlo; i discepoli sono un centinaio di metri al largo per pescare (21,8), e un Risorto grida dalla spiaggia: «Ragazzi, non avete nulla da mangiare?».

Certo nel nostro testo all'inizio ed alla fine domina Maddalena, ma le introduzioni-conclusioni nei vangeli vanno prese con le molle, poiché super-redazionali. Ad es. in Lc 17,20s dei farisei pongono una domanda, alla quale Gesù risponde concludendo «Il regno di Dio è in mezzo (entos) a voi»: ma il Regno non è certo dentro i farisei. In origine la domanda era stata posta genericamente da alcuni...

Analogamente chi ha inserito la corsa dei due discepoli e scambiato Anna con Caifa, può ben aver rielaborato profondamente il cammino delle due donne, in cui Maddalena, suo malgrado, in Gv 20,1.18 copre, fa da schermo (sostituendola alla fine) all'altra Maria censurata. Perché? Chi era? Con tutte le donne che allora portavano quel nome, equivale ad un ferreo anonimato come nel caso del discepolo che Gesù amava. A mio parere era la discepola che Gesù amava [Maria di Cleofa? Già (preminente?) in coppia con Maddalena sotto la croce in Gv 19,25, l'unica volta che Maddalena non è nominata per prima fra le donne elencate], la zia materna del discepolo prediletto, allora un ragazzino. Cosa c'è di così scandaloso se Gesù ha amato una donna, col suo “nipotino” (quasi come un figlio)?

Mauro Pedrazzoli

 Stampa Invia ad un amico Dai la tua opinione

 
 il foglio
 ::  presentazione
 ::  redazione
 ::  abbonamento
 ::  contatti
 ::  link
 :: archivio storico [parziale]

 avviso agli abbonati

Ci risulta che alcuni abbonati non ricevono a tempo debito, o non del tutto, la copia del nostro periodico. Ce ne scusiamo precisando che tale situazione non dipende da un nostro difetto bensì dal disservizio delle Poste.


 web partner

Aldo Bodrato

Enrico Peyretti

Delfino M. Rosso

 


 Numeri recenti
 :: 498 - MARIA MADDALENA E L'ALTRA MARIA AL SEPOLCRO 
 :: 486 - La nascita a Betlemme fondata su glosse arbitrarie 
 :: 492 - BETANIA/2: LE VARIE VILLE DELL'OLIGARCHICA FAMIGLIA CLEOFA 
 :: 491 - BETANIA/1: LAZZARO NON ERA IL FRATELLO DI MARTA E MARIA 
 :: 490 - GLI SCRITTI GIOVANNEI AI RAGGI X 
 :: 489 - NELL'ULTIMA CENA C'ERANO ANCHE LE DONNE 
 :: 479 - DETTI BREVI DI GESÙ / 4: CAMMINARE SUI SERPENTI E SUGLI SCORPIONI 
 :: 477 - DETTI BREVI DI GESÙ / 3: «LE CITTÁ SANTE E ETERNE UCCIDONO I PROFETI» 
 :: 475 - Detti brevi di Gesù / 2: il miglio, il mantello e la spada 
 :: 475 - Gesù e la «famiglia» 
 :: 473 - DETTI BREVI DI GESÙ / 1: IL DUPLICE SCHIAFFONE 
 :: 473 - Interpretazioni di Babele 
 :: 467 - Interrogativi esistenziali / 2 
 :: 466 - I forestieri erano (chiamati) parrocchiani 
 :: 464 - Sul Calvario la madre di Gesù non c'era 
 :: 451 - Lettera ai Romani 
 :: 452 - UNA PREZIOSA GUIDA AL VANGELO DI GIOVANNI 
 :: 447 - Raccontare Gesù 
 :: 444 - Tra spezzatino e lectio continua 
 :: 433 - Letteratura e religione: un corso all’Issr di Torino / 2 
 :: 427 - A Diogneto 
 :: 426 - LA DIDACHÈ 
 :: 421 - E non scrisse neanche una parola / 2 
 :: 419 - IL “VIZIO” DI GESÙ DI PARLARE SENZA SCRIVERE 
 :: 418 - I dieci comandamenti in prima serata 
 :: 416 - Christus non triumphans 
 :: 407 - Il cammino del chiccodisenape sulla questione femminile 
 :: 406 - La fede non è un monolite 
 :: 404 - SOFFRIRE IN SOLITUDINE 
 :: 401 - Chi può capire, capisca 
 :: 400 - Biblica 
 :: 399 - A lezione dall'asino e dal bue 
 :: 399 - Un silenzio da capire 
 :: 398 - Misoginia clericale e violenza del maschio 
 :: 390 - Il Gesù storico e il Gesù della fede 
 :: 389 - Il messaggio di Gesù tra universalismo e localismo 
 :: 345 - Libri 
 :: 331 - LA TEOLOGIA FONDAMENTALE DI ISRAELE 

copyright © 2005 il foglio - ideazione e realizzazione delfino maria rosso - powered by fullxml