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 499 - LA VERA STORIA DI PIETRO E GIUDA / 1

 

L'invenzione dei 12 apostoli

Cominciamo da due eventi di attualità per conferire più concretezza al nostro lavoro esegetico: è stata recentemente rinnovata la convenzione-intesa fra la Santa Sede e la Repubblica Popolare cinese per concordare la nomina dei vescovi. Probabilmente era necessaria per proteggere i fedeli dalla... “persecuzione”.

Contestiamo solo le motivazioni addotte dal segretario di stato card. Parolin (sull'Osservatore Romano e Avvenire), secondo cui ciò sarebbe stato fatto per garantire 1) la comunione col successore di Pietro, 2) la successione apostolica, e (orrore teologico) per salvaguardare 3) la natura sacramentale della chiesa cinese: ma tale sacramentalità [«Dove due o tre sono riuniti nel mio nome, lì io sono in mezzo a loro» (Mt 18,20)] non dipende assolutamente dal fatto che i vescovi siano nominati o concordati con Roma. Si noti il Leit-motiv della “successione”, ossia la trasmissione di un clericale potere inalterato nei secoli solo fra maschi!

L'altro dato di cronaca riguarda le reprimende al Sinodo tedesco da parte del prefetto del dicastero della dottrina della fede, il card. spagnolo Ladaria Ferrer, assieme a Marc Oullet, prefetto emerito di quello dei vescovi; ci limitiamo alla “questione femminile”: cioè la chiesa (rifacendosi alla Sacerdotalis Ordinatio di Giovanni Paolo II del 1994) anche se lo volesse non ha il potere di conferire l'ordinazione sacerdotale alle donne (come pure riammettere i divorziati all'eucarestia). Il Leit-motiv è sempre lo stesso: «Non ci possiamo fare nulla per obbedienza al Signore» perché tutto è stato bloccato dalla volontà di Cristo.

Nostro compito, prima di chiudere il foglio cartaceo, è appunto quello di smontare tutto questo falso impianto storico, teologico e ideologico con l'esegesi critica, risalendo ai dati primevi nei vangeli originari, prima delle loro mistificanti rielaborazioni ecclesiastiche. La tesi fondamentale, da me lungamente studiata e sofferta, è che i 12 [cosiddetti apostoli; tuttavia anche Paolo, Barnaba e Giunia (una donna: Romani 16,7) sono apostoli] non esistevano nel ministero storico di Gesù, ma sono una creazione-invenzione posteriore. È necessario rispondere subito all'obiezione, in sé corretta, che suona: se i 12 fossero una elaborazione tardiva, non sarebbero stati così autolesionisti da inserirvi un traditore. Respinta: nella prima versione dei 12 c'era l'altro Giuda (con Taddeo), non l'Iscariota.

 

Nessun pontefice massimo

Per quanto concerne le tesi di Parolin, nel ministero di Gesù non esiste alcun primato petrino (quindi nessuna successione futura in tale “monarchia assoluta”). Il «Tu es Petrus...» di Mt 16,18s è un'invenzione leggendaria di una comunità filo-petrina dell'arcipelago di Matteo in Siria, un primato che non si ritrova in nessun altro passo del NT. Gesù aveva solo amiche ed amici, alcuni più intimi (Pietro, Giacomo, Giovanni, Lazzaro, le sorelle di Betania, Maddalena, Maria di Cleofa, Giovanna, Salome..), altri più defilati. Dei presunti 12 il quarto vangelo ne nomina solo 6: Pietro, Andrea, Tommaso, Filippo e i due Giuda. Incredibilmente non sono mai chiamati per nome Giacomo e Giovanni [due fanatici che volevano incendiare un villaggio samaritano, “folgorati” dallo sguardo di Gesù (Lc 9,49.54)]; ha rimediato il cap. 21 aggiunto, che però li liquida come «quelli di Zebedeo» (Gv 21,2), mentre Natanaele ha tanto di nome e provenienza (Cana), e Tommaso pure il soprannome greco Didimo.

Nei vangeli originari è escluso che alcuni discepoli si elevino in modo gerarchico come signori e maestri sugli altri cristiani; «Voi non fatevi chiamare rabbi (maestro) perché uno solo è il vostro maestro, il Cristo, e voi siete tutti fratelli...Il più grande tra voi sia vostro servo» (Mt 23,8-11), ribadito in Gv con la lavanda dei piedi e «un servo non è più del suo signore, né un apostolo più grande di chi lo ha mandato Gv 13,13-16. In questa fratellanza paritaria non c'è posto per l'istituzione di 12 gerarchi. Anche in questo concordano gli originari Mt e Gv (oltre alle altre analogie evidenziate nell'ultimo numero 498), prima di venir “contaminati” dagli indurimenti clericali. Infatti il redattore ecclesiastico (R2 nella seconda edizione intorno al 140 d. C.) non ha gradito l'assenza della gerarchia e ha concluso: «Chi accoglie colui che io manderò, accoglie me...» (Gv 13,20): tradotto in soldoni, dovete guardare agli apostoli, e ai futuri episcopi e preti come se fossero Gesù Cristo...

Ma per il primo e il quarto vangelo originari non devono esistere nemmeno capi che condannano inesorabilmente: nel quadro giovanneo peccato è non riconoscere, non accettare l'amore del Padre per gli amici-credenti in Gesù, che si espande fra i cristiani in forma paritaria. Come nessuno si deve elevare sugli altri, così pure nessuno deve essere escluso dall'amore incondizionato del Padre. Quindi, se un cristiano vive nell'amore di Dio, anche se omosessuale o risposato, è da accettare-accogliere; la questione non è se l'autorità ecclesiale lo possa o meno escludere, bensì che non deve esistere tout court alcun potere che impera e legifera prescindendo dall'amore del Padre (rivolto anche agli LGBT). Chi rifiuta l'amore di Dio si autoesclude da solo. Il clericalismo maschilista (dei 12 e della struttura gerarchica) e il moralismo (a volte “spietato” nei confronti delle persone) sono nati molto presto nelle chiese infiltrandosi purtroppo negli strati più tardivi del NT.

 

Pro e contro Pietro

Per quanto concerne i tre intimi, i figli di Zebedeo sono morti molto presto: Giacomo fatto uccidere da Erode (Atti 12,1s) e Giovanni martirizzato nel 62 d. C. Rimane la controversa figura di Pietro: si fronteggiano infatti la tradizione filo-petrina (FP) e quella anti-petrina (AP): la prima (FP) sottolinea la peculiarità di Pietro a Cesarea con la sua professione di fede; ma quella anti-petrina (AP) gli rifila, subito dopo il «Tu es Petrus», il «Vade retro Satana» per riequilibrare i pesi. Relativamente a Mt 16,18-23, come diceva J. Dupont, trattandosi dello stesso passo, sezione, contesto, hanno uguale valore: se si eleva troppo il “primato” bisogna fare altrettanto in modo imbarazzante col “Satana”; se invece si abbassa e si relativizza l'aspetto satanico, bisogna fare altrettanto con Pietro e i suoi presunti successori.

A parte la glossa posteriore “uno dei 12” per Tommaso in Gv 20,24, nel quarto vangelo non si narra l'istituzione dei 12, ma il redattore ecclesiastico (R2) la presuppone menzionandola però in modo fortemente polemico contro le comunità  petrine [erano sull'orlo dello scisma; niente di nuovo sotto il Sole, come nelle controversie attuali tra Francesco e i suoi oppositori] dopo la grande secessione in Gv 6,66: «Non ho forse scelto io voi, i dodici? Eppure uno di voi è un diavolo!» (6,70). R2 si affretta a precisare che si tratta di Giuda, non di Pietro, a cui forse il detto si riferiva in origine: erano ai ferri corti, peggio di oggi.

In Luca 24,13-35 la prima apparizione (AP) è ai due semisconosciuti di Emmaus: uno si chiamava Cleofa; probabilmente una comunità periferica con forti contrasti-tensioni nei confronti dei discepoli classici “petrino-gerosolimitani” (lo vedremo per la sostituzione di Giuda). FP non può sopportarlo, e alla fine inserisce forzatamente e polemicamente il fatto che comunque prima è apparso a Pietro; i due di Emmaus, dopo tutta quella corsa notturna di ritorno a Gerusalemme, non hanno il tempo di aprire bocca per raccontare l'accaduto che si sentono dire che il Signore è apparso (prima) a Simone.

AP in Lc 24,22-24 riferisce che prima alcune donne sono andate al sepolcro, e poi “alcuni di noi”; FP non lo digerisce e subito prima di Emmaus inserisce la corsa di Pietro perché veda lui come primo e maschio la tomba vuota [24,12: versetto posteriore che manca in Taziano, nel codice D e in alcune versioni latine].

Stessa musica negli Atti: alla figura importante di Pietro (FP) sino al punto di guarire, passando, con la propria ombra i malati (la scena indigeribile di Atti 5,15), per quanto concerne la direzione centrale di Gerusalemme AP evidenzia che il capo era Giacomo, il fratello del Signore, la cui autorità è pari se non superiore a Pietro.

 

L'aggiunta di altri 9 discepoli

Originariamente Marco si limitava al 3,16b-17 col solo conferimento dei soprannomi ai tre intimi. Gli altri 9, per raggiungere il numero di 12, sono stati inseriti in seguito [in Mc 3,14-16a.18, e da lì a cascata negli altri vangeli (e Atti)], tutti in accusativo: Andream, Thomam [(v. 18): così nella Vulgata, mentre il Vercellese li declina alla greca: Andrean, Thoman], Philippum, Bartholomaeum... Il verbo che li regge sembra essere il «costituì [letter. fece (epoiêsen)] i 12», anche se lontano (v. 16a), e soprattutto solo in una manciata di  manoscritti pur antichi ed autorevoli. Nei restanti però, nella Vulgata e in altre versioni latine sono rimasti tali accusativi sintatticamente anomali perché senza il verbo reggente; infatti il manoscritto di Washington [antico come il Sinaitico], vedendo l'inghippo, ha iniziato una nuova frase con “Êsan de outoi”, assieme al Veronese Erant autem hi (Ora erano questi...),  ricominciando da capo con Simon, Andreas, Philippus, Thomas..., tutti in un più lineare nominativo.

Nominativo o accusativo che sia nell'aggiunta posticcia e forzata, l'elenco si chiudeva con Giuda [stop: senza «Iscariota, quello che anche (kai; et) lo tradì». Cosa significa qui “anche”? Tanto che la versione CEI l'ha saggiamente cambiato in “poi lo tradì”; lo vedremo nel prossimo articolo], intendendo come dodicesimo Giuda di Giacomo, non il traditore. Anche la motivazione è in parte anomala: «Ne scelse 12 che stessero con lui e per mandarli a predicare e perché avessero il potere (di guarire le malattie e) di scacciare i demoni» [con due inusuali proposizioni finali a stretto contatto (ut..., et ut...): il segno di una maldestra forzatura]. A predicare cosa? Agli inizi non sapevano ancora bene chi fosse Gesù, e ben prima delle sue opere e discorsi: esso riflette ovviamente la successiva predicazione della chiesa primitiva con la sua (presunta) attività taumaturgica.

Si salva l'«affinché (ut) stessero con lui» (la prima e originariamente unica finale), anche se ha avuto una fuorviante Wirkungsgeschichte [= influenza storica con effetti ben radicati], tanto che il credente medio pensa erroneamente che, sia nel ministero storico sia nelle agiografiche apparizioni post-pasquali in gruppo, Gesù sia praticamente attorniato solo dai quei 12 maschi “sacerdotalizzati”; in particolare nell'Ultima Cena in cui Gesù, secondo la vecchia catechesi, oltre all'Eucarestia avrebbe istituito anche il sacerdozio a partire da quella dozzina di uomini, mentre quasi sicuramente nel Cenacolo c'era una presenza più ampia e pure femminile [quindi anche le donne possono presiedere l'Eucarestia].

Inoltre il “peccato originale” dei 12 maschi, al di fuori del vangeli e Atti, non ha infettato alcun ulteriore scritto del NT: nessun altro autore parla mai né dei 12, né degli 11 (e men che meno di Giuda), con l'unica eccezione di Paolo nella 1 Cor 15,5, preziosa perché ci dice parecchie cose confermando le nostre ipotesi.

Mauro Pedrazzoli

(continua)

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