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politica
380 - Ben Ali e Mubarak cacciati dalle proteste in piazza |
L’altro lato del Mediterraneo
Non sappiamo come si svilupperanno le rivoluzioni né che sbocco avranno, ma già ora si può apprezzare appieno la svolta che ha subito la politica estera Usa con Obama. |
Perché è indubbio che, se non sono stati gli apparati americani a determinare ciò che avviene, certamente ne erano a conoscenza e le stanno favorendo. Il mutamento di politica rispetto all'era Bush è di 180 gradi. Obama mostra di credere quello che i pacifisti hanno sempre detto: la guerra non combatte il terrorismo, lo favorisce. Così come il sostegno a regimi dittatoriali ottusi e corrotti purché appoggino la politica imperiale Usa è la causa dell'odio delle masse arabe verso gli americani e brodo di cultura di terroristi pronti a sacrificare la loro stessa vita.
Viene anche in primo piano il cambio di politica rispetto ad Israele. Le guerre all'Afganistan e all'Iraq, oltre che per la lotta al terrorismo e per il controllo sulle risorse petrolifere del Medio Oriente, avevano anche lo scopo di eliminare regimi fieramente contrari a Israele. Appoggiando queste rivolte dall'incerto sbocco, Obama lancia un chiaro messaggio al governo israeliano: non siamo più disposti ad appoggiarvi ad ogni costo, l'amicizia e lo sviluppo dei paesi islamici per noi ha lo stesso valore della difesa di Israele: è necessario un accordo con loro.
Oltre tutto, questa nuova politica può essere anche un buon affare. Nei paesi arabi i giovani sono in grande maggioranza, dotati di una buona cultura, di grande voglia di uscire dalla povertà, desiderosi di godere di quella libertà e dei diritti di cui godono i giovani dell'altra sponda del Mediterraneo. Liberarne le energie e la creatività e utilizzarne le capacità può essere una boccata d'ossigeno per tutti.
Appello alla dignità
Altri elementi profondi di questo fenomeno ancora in corso e aperto, che ha sorpreso l'informazione più comune e di vista corta, non possiamo ora approfondirli, ma vanno annotati per cogliere la qualità dei fatti.
In un popolo come l'egiziano, il ruolo delle donne pare paritario, contro tutti i luoghi comuni sui paesi a maggioranza islamica. Da tutti è stato inoltre notato il peso di internet: la nuova comunicazione svolge oggi il ruolo che ebbe la scrittura manuale nella diffusione delle antiche sapienze, quello che ebbe la stampa nella rivoluzione di Lutero, dell'umanesimo, dell'illuminismo. Il prolungarsi della parola umana nello spazio e nel tempo, pur con le sue pluralità e contraddizioni, relativizza i poteri materiali dei dittatori. Dalla parola, fino da Atene, nasce la politica e la democrazia. C'è sempre da temere che i dittatori e chi li manovra abbiano spregiudicate risorse, ma la bella dialettica della libertà può svilupparsi. Si può temere anche che i filoni terroristici approfittino del movimento. Ma questo pare ora in grado di emanciparsi dalla semplificazione distruttiva. Così, la grande rivolta egiziana, tenace, determinata e nonviolenta (possiamo indicare radici della nonviolenza gandhiana anche nello spirito dell'islam), non sembra essere opera di ristretti ceti intellettuali o di gruppi cospiratori, ma di una massa forte, calma e consapevole. Obama ha dichiarato: «La nonviolenza ha fatto la nuova storia dell'Egitto. Ha vinto il metodo di Gandhi e di M. L. King». In Tunisia, la scintilla della sollevazione, che ha cacciato il dittatore, è venuta da un umile ambulante angariato dalla polizia, suicidatosi per protesta con un atto che non ha significato disperazione, ma appello generale alla dignità, e si è rivelato umanamente più forte della repressione.
Mare islamico-cristiano
Ci sono buone ragioni per ritenere che quanto è avvenuto in Egitto e Tunisia non dovrebbe stupirci più di tanto. I fermenti culturali e religiosi dell'islam, radicato nella vita quotidiana dei popoli mediorientali, sono gli stessi a cui dice di richiamarsi l'Occidente: la Bibbia ebraica, il Nuovo Testamento cristiano e, a partire dal VII secolo, la cultura filosofica, medica e matematica della Grecia classica. Come naturale tali fermenti, diventando operativi in contesti territoriali ed etnici differenti, hanno alimentato uno sviluppo diversificato nel tempo e nello spazio tanto per le società europee quanto per quelle nord-africane e mediorientali. Il che ci aiuta a comprendere la lentezza, la fatica e gli stravolgimenti attraverso cui hanno dovuto passare i valori più tipici e innovativi del pensiero spirituale, teo-filosofico ed etico della Bibbia ebraico-cristiana, del Corano e dell'umanesimo classico per dare qualche frutto storico non solo individuale. Ci basti tenere presente che solo dopo le rivoluzioni americana e francese le società nord-atlantiche hanno iniziato a porsi il problema di come dare pubblicamente forma ai valori di laicità e democrazia, mentre fino a tutto il XVII secolo i poteri politici islamici erano stati, in genere, meno intolleranti di quelli cristiani nei confronti dei cittadini di religione diversa da quella maggioritaria. Non dimentichiamo che Abramo, Mosè e Gesù si trovano tra i beati del cielo coranico, mentre Maometto sta nei più profondi gironi dell'inferno cristiano e che l'odierno islamismo integralista usa argomenti e pratiche sociopolitiche, comprese stragi terroristiche e legali condanne a morte, usate dalle monarchie di diritto divino e dalle dittature europee ben oltre l'età dei Lumi.
Che le diverse società dell'Islam poi non difettino di sensibilità democratica e anti-integralista, lo hanno dimostrato, fin dal primo Novecento, la nascita della Repubblica turca, espressamente aconfessionale, e recentemente i giovani iraniani, ribellandosi al regime più teocratico dell'islam, che l'appoggio dato, fin dal 1950, da Inghilterra e Stati Uniti al regime autoritario della Scià contro ogni richiesta laica e popolare di tutela degli interessi nazionali e di maggiore democrazia, ha finito col favorire.
Pensiamoci, quando dobbiamo cercare di capire cosa accade lungo le coste meridionali del Mediterraneo, mare classico e islamico-cristiano, rotta per scambio di merci, uomini e cultura, ben più che linea di confine. Pensiamoci, senza dimenticare che in ogni tempo la conquista individuale e collettiva della libertà e del reciproco rispetto è graduale e fragile, può andare incontro a rapidi progressi ma anche a rovinose cadute.
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